giovedì 30 gennaio 2014

[INIZIATIVA] DAI CAMPI DI ROSARNO AI MAGAZZINI DI CITTÀ CAPORALATO NELLE CAMPAGNE E SFRUTTAMENTO NELLE METROPOLI, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Domenica 2 Febbraio 2014 la Skatenata e le Ciclofficine Popolari di Roma presentano:


DAI CAMPI DI ROSARNO AI MAGAZZINI DI CITTÀ

CAPORALATO NELLE CAMPAGNE E SFRUTTAMENTO NELLE METROPOLI,
DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA


Domenica 2 Febbraio al Casale Alba 2 ci sarà un’iniziativa che vuole far conoscere una realtà molto spesso dimenticata e nel contempo instaurare un legame tra le lotte reso necessario dai rapporti produttivi di oggi.


E’ evidente il meccanismo di sfruttamento, perfettamente organizzato, che viene messo in campo, da una parte, nella raccolta alimentare, in cui i braccianti agricoli stagionali sono ridotti a un regime di schiavitù e costretti a girare l’Italia per guadagnare meno di un tozzo di pane, e dall’altra, nel settore della logistica, nel quale i lavoratori sono vessati dalle condizioni disumane in cui devono stoccare e trasportare, tra le tante, le merci raccolte nelle campagne. Situazioni di sfruttamento legalizzato in cui i lavoratori, per la maggior parte immigrati, vivono gli stessi meccanismi di esclusione e di isolamento rispetto alle condizioni di lavoro, abitative e nell’accesso ai servizi, aggravati dalle leggi sull’immigrazione che di fatto hanno istituito il reato di disoccupazione. Tale processo di segregazione e di totale negazione dei bisogni è tollerato e sostenuto dalle istituzioni, locali e nazionali, poiché funzionale ai cicli produttivi ed ai rapporti clientelari territoriali.


Obiettivo dell’iniziativa, e delle realtà che vi parteciperanno, è quello di mettere in rete, attraverso gli interventi nel territorio, pratiche di lotta e vertenziali dei lavoratori. Caporalato e sistema cooperativistico costituiscono due facce della stessa medaglia che mira a massimizzare i profitti di pochi speculando sulla difficile condizione in cui le persone versano nella vita quotidiana.

mercoledì 29 gennaio 2014

Report dalla Bassa terremotata ed alluvionata

Arriviamo a Bastiglia il sabato mattina.
Bastiglia è un piccolo comune in cui, al tempo del
terremoto, portavamo dei beni di prima necessità a  una famiglia piegata dal terremoto ma ,ancora prima, dalla disoccupazione,
C'è un gran movimento, ai bordi delle strade cataste di mobilia da buttare.
Tante divise della protezione civile, ma quello che colpisce è la solidarietà umana e l'attivismo diretto degli alluvionati stessi, i gruppi di amici e vicini che si sostengono a vicenda.
L'acqua è defluita già da qualche giorno, si puliscono i pavimenti e rimane allagata solo qualche cantina. Al coc (centro operativo comunale) ci dicono che l'organizzazione dei volontari è appena cominciata e che siccome noi non siamo accreditati Protezione Civile non possiamo ricevere la lista degli interventi. Ci fanno però capire che di volontari c'è bisogno e ci consigliano di girare di casa in casa a chiedere. Cosa che facciamo puntualmente, perchè è l'unica maniera di sapere davvero dove c'è bisogno di aiuto. La segretaria del coc di avvisa anche che la maggior parte della gente non si è nemmeno presentata a chiedere aiuto, a parte quelle situazioni in cui occorrono strumenti particolari come le idrovore o i ragni per caricare i detriti.
Decidiamo, prima di metterci a spalare, di fare un giro anche a Bomporto e dintorni, altra zona duramente colpita dall'alluvione, così ci smistiamo in squadre.
Notiamo subito che le strade sono piene zeppe di inutili posti di blocco: sono presidiate anche strade perfettamente agibili. Ci dicono che son blocchi per evitare che nei paesi alluvionati passino anche non residenti, ma ci basta dire che siamo volontari per poter andare praticamente quasi ovunque.

sabato 18 gennaio 2014

AGGRESSIONE FASCISTA A GENZANO ! ORA BASTA!



Il 2013 a Genzano di Roma si è chiuso con l’ennesima vile aggressione ai danni di un compagno antifascista da sempre impegnato in prima linea per i diritti dei migranti e per la difesa del territorio.

Era la notte del 28 dicembre quando, con l’infamia e la vigliaccheria propria dei fascisti del terzo millennio, quattro squadristi  armati di coltelli e spranghe hanno aspettato che il compagno rimanesse da solo e lo hanno aggredito mentre tornava a casadopo aver svolto la propria attività militante nella redazione di Radio Default.
4 contro 1, ma la prontezza del compagno ha permesso di evitare il peggio e di respingere l’aggressione. 

mercoledì 15 gennaio 2014

Un agguato in stile mafioso ad un compagno dirigente del Sindacato Intercategoriale Cobas.

riportiamo questo grave fatto e esprimiamo solidarietà a Fabio Zerbini

Oggi pomeriggio il compagno Fabio Zerbini è stato attirato in una specie d'imboscata e pestato a sangue. Con la scusa di un incontro per risarcire i danni di un incidente automobilistico (uno specchietto rotto) avvenuto a fine dicembre,è stato attirato in zona Affori. Appena sceso dall'auto, è stato assalito a tradimento e pestato a sangue. Gli aggressori si sono quindi allontanati promettendogli una brutta fine se si occuperà ancora dell'organizzazione delle lotte operaie. Questo pestaggio è la continuazione della strategia repressiva che combina l'intervento delle forze del disordine, con quelle dell'ordine di mafia, n'drangheta e camorra di cui hanno fatto le spese i nostri militanti sindacali , con minacce, processi, pestaggi, incendi d'auto ecc...
Più lo scontro politico si accentua, più si intrecceranno queste azioni atte ad intimidire la lotta dei lavoratori della logistica, ma solo l'estensione di questa, l'organizzazione di essa e dei COBAS potrà garantire una maggior difesa agli attacchi posti in atto dal padronato e dai loro sgherri, contro i sindacalisti attivi.
Non ci faremo intimidire! Un caloroso saluto e una pronta guarigione va a Fabio, uno dei nostri compagni più in vista nelle lotte portate avanti tra gli operai della logistica.

Il Sindacato Intercategoriale Cobas nazionale




Una risposta adeguata al pestaggio di oggi


A tutte le strutture nazionali, territoriali e di fabbrica
A tutti i solidali con le lotte operaie nella logistica

Il pestaggio da me subito oggi può avere responsabilità dirette difficili da definire ma è, in ultima istanza, una chiara rappresentazione politica della reazione borghese al movimento di lotta che sta attraversando l'intero paese, con al centro i facchini (per lo più immigrati) della logistica e del trasporto

La scia degli episodi di violenza contro il movimento di sciopero che continua ad allargarsi è ormai abbastanza lunga da richiedere una risposta all'altezza della situazione con il chiaro obiettivo non di porvi fine (nessuno di noi si può illudere in questo senso) ma, piuttosto, di non segnare il passo e alzare ulteriormente il contenuto (non stupidamente le sole forme) dello scontro

Illusi quei nemici che pensano che tale movimento di lotta passi per alcuni militanti magari (?) più convinti e abnegati di altri. 
Il movimento nasce da condizioni materiali ben precisi, destinati ad approfondirsi per via della crisi del capitalismo che impone uno sfruttamento sempre più intenso della classe operaia.
Attentati e pestaggi dei dirigenti e dei delegati più in vista, minacce e ricatti diffusi nelle fabbriche, licenziamenti e violazioni sistematiche dei diritti, cariche, denunce, fogli di via e arresti da parte degli organi repressivi dello stato, non sono altro che sfaccettature diverse di una verità che viene a galla. Da una parte gli sfruttatori dall'altra gli operai che vanno organizzandosi dal basso
Il conflitto è inevitabile e finalmente lo possiamo dire, l'esito tutt'altro che scontato

Stolti quindi anche coloro (tra i presunti amici) che si accontentano di gridare vendetta o che cascano dal pero e si inorridiscono per la violenza appellandosi alla democrazia e al rispetto delle sue regole. Perché proprio questa è la democrazia, riflesso diretto, anche se distorto, di un dominio di classe che "qualcuno" ha deciso di sfidare, nella convinzione profonda che, battendosi per i bisogni elementari delle grandi masse, si possono anche raggiungere conquiste immediate, per quanto parziali.

Insomma, poco ci deve importare cercare di scoprire l'autore materiale dell'ennesima violenza anti-operaia di cui si è dovuta nutrire la nostra stessa scelta politico-sindacale in quanto S.I. Cobas
La mano che ha colpito non è cattiva (e a pensarci bene non ha fatto nemmeno un gran danno) ma è piuttosto una rappresentazione evidente del fatto che il padronato (incluso i suoi servi, o sgherri, ovviamente) non trova, al momento, una soluzione praticabile per sottrarsi dal ricatto dell'azione operaia.

Quindi, ancora una volta: che fare?
Al momento la mia proposta è una sola: la convocazione di un attivo pubblico di tutte le strutture del S.I. Cobas e di tutti i solidali con questa battaglia, per sfruttare al meglio l'occasione e rilanciare la lotta attraverso uno sciopero generale da organizzarsi....bene

Data la possibilità che tale incontro, che propongo si tenga sabato questo, 18 gennaio, alle 15, possa vedere una certa partecipazione, propongo inoltre che si svolga al Csa Vittoria (Milano) ed in forma pubblica e nazionale

Aspetto conferme o critiche puntuali

Fabio Zerbini

lunedì 13 gennaio 2014

[BSA TOSCANA] report dei presidi della giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile

 
Si è svolto sabato 11 Gennaio a Firenze, davanti alla Coop di Gavinana, il presidio organizzato nell'ambito della giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile, chiamato da Sos Rosarno e dalla Rete Campagne in Lotta.
Abbiamo cercato di costruire una giornata che fosse di informazione e sensibilizzazione rispetto al funzionamento della Grande Distribuzione organizzata, al meccanismo di formazione dei prezzi, meccanismo perverso che non fa altro che far ricadere sui lavoratori (sia dal punto di vista dei diritti lavorativi che delle condizioni abitative) il prezzo del profitto dei grandi marchi.
Migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o nelle poche tendopoli, e si muore di freddo, al lavoro o sotto una macchina nel buoi delle campagne. Questa non è Rosarno, è l’Italia.  L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle organizzazioni padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la filiera tutta italiana dello sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

giovedì 9 gennaio 2014

LA POLEMICA CON COOP. NESSUNA RISPOSTA ALL'UNICA VERA DOMANDA: QUANTO VENGONO PAGATE LE CLEMENTINE, A ROSARNO COME A CORIGLIANO?


In seguito alla nostra denuncia (http://sosrosarno.org/news/item/159-11-gennaio-2014-giornata-di-sostegno-alla-resistenza-contadina-e-bracciantile.html),
COOP risponde con argomenti prevedibili, spostando il problema invece di affrontarlo:



L'unica risposta che coop può dare e non dà mai è QUANTO concretamente ed esattamente vengono pagati al produttore sul campo - non a intermediari vari ed eventuali, locali o nazionali - i frutti venduti sui banchi dei suoi esercizi.
Poco importa che si tratti di Rosarno o di Corigliano, della piana di Gioia Tauro o della Sibaritide, quando sono identici i meccanismi che attraverso l'imposizione dei prezzi di vendita alla fonte implicano lo strozzamento della piccola agricoltura e il ricasco sull'ultimo anello, i braccianti, del peso enorme di tutta la catena di sfruttamento e speculazione che dai campi arriva fino ai banchi dei supermercati.

Ancora poco importa che si tratti di agrumi o di pomodoro, di Calabria o di  Sicilia o di Puglia e Campania, di fresco o di prodotto lavorato nei conservifici... il meccanismo è uguale. Il male parte sempre dalla testa!

Dire che COOP non compra più a Rosarno è molto grave.

venerdì 3 gennaio 2014

[BSA ABRUZZO-BSA NAZIONALE] l'antifascismo non si processa! Matteo libero! davide libero!

Anno nuovo vecchie abitudini, ennesimo atto repressivo nei confronti dei compagni antifascisti di Teramo. Durante i festeggiamenti per il Capodanno, un gruppo di fascisti aggredisce i compagni con spranghe, cinture e bottiglie. La polizia interviene sul posto e arresta Matteo, 30 anni e militante antifascista, e un fascista, nella più perfetta rievocazione della sceneggiata superpartes. A entrambi vengono comminati gli arresti domiciliari. Matteo viene processato per direttissima: ha patteggiato sei mesi e ha ricevuto il foglio di via da Teramo.
A Teramo però i fascisti già altre volte si sono resi protagonisti di atti squadristi contro i compagni. Come nel 2009 quando furono 3 gli antifascisti accoltellati durante l'ennesima aggressione fascista fuori da un locale.
Di fronte ad una alzata di testa di tale livello dei fascisti teramani, la Magistratura ha reagito con una sequela di perquisizioni e misure restrittive per i compagni. Quest'estate si è concluso il processo riguardo ai fatti del 2009 con 21 imputati, di cui 6 sono di ideologia di estrema destra – e di questi 5 sono stati condannati -, 15 di estrema sinistra – di cui 10 condannati e 5 assolti. I numeri parlano chiaro.
Se poi guardiamo alla vicenda di Davide Rosci, ormai a tutti gli effetti un detenuto politico “esemplare” che lo stato italiano sta usando secondo il modello del “colpirne uno per educarne cento” ,viene da pensare che ci sia un vero e proprio disegno dello stato per cancellare le realtà organizzate teramane, colpendone i militanti uno ad uno. Al solito invece i fascisti fanno la parte degli “utili idioti”, strumentalizzati dallo stato, in cambio di agibilità politica garantita.
In piena crisi economica, col conflitto sociale che aumenta, è chiara sia la necessità dello stato di abbattere ogni fronte di resistenza, sia la volontà dei fascisti di cavalcare l'ondata di razzismo montante e la crisi della classe media. Questo spiega perchè la pratica antifascista, i fatti di Teramo, non possono essere relegati a una guerra tra bande: se non c'è bastato l'esempio italiano per capire la necessità di far scomparire i fascisti, soprattutto in periodo di crisi, basta affacciarsi un attimo a guardare cosa succede in Grecia.

Per questo senza alcun dubbio esprimiamo solidarietà ai compagni di Azione antifascista Teramo, stringiamo in un forte abbraccio Matteo e Davide e condanniamo con forza ogni tentativo repressivo di cancellare la resistenza anticapitalista e antifascista teramana a colpi di processi e aggressioni.

L'antifascismo non si processa
Matteo Libero!
Davide Libero!


i compagni e le compagne della Bsa Abruzzo e della federazione nazionale delle Bsa

giovedì 2 gennaio 2014

11 GENNAIO 2014 GIORNATA DI SOSTEGNO ALLA RESISTENZA CONTADINA E BRACCIANTILE

Per i diritti dei lavoratori
per l’agricoltura contadina
per un’altra risposta alla crisi


Rosarno, 7 gennaio 2010: dopo l’ennesimo atto di violenza subito, scoppia la rabbia dei braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati della terra si ribellano e quello che ne segue sono la caccia all’uomo, i linciaggi, la deportazione di Stato.

Quello che è accaduto in quei giorni nella Piana di Gioia Tauro ha fatto il giro del mondo, scosso profondamente l’opinione pubblica, svelato i retroscena dell’agro-bussines, delineato le responsabilità dello Stato italiano. Molte le promesse e i proclami, pochi i fatti!

Ad oggi, a quattro anni da quella rivolta, di questo sistema poco è cambiato!

Migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o nelle poche tendopoli, e si muore di freddo, al lavoro o sotto una macchina nel buoi delle campagne. Questa non è Rosarno, è l’Italia.  L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle organizzazioni padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la filiera tutta italiana dello sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Auchan, Carrefour, Esselunga, Coop, etc. stabiliscono il prezzo di acquisto ai produttori, un prezzo che i piccoli sono costretti a subire e le medie-grandi imprese sostengono con l’abbattimento dei costi di manodopera.

Sda, Bartolini, Tnt, Dhl, Gls le multinazionali che gestiscono e spostano gran parte del flusso di merci che circolano in Italia, appaltando il lavoro a cooperative che hanno istituito un sistema di vero e proprio "caporalato legalizzato" che impiega per lo più manodopera a basto costo immigrata.