domenica 29 gennaio 2012
[BSA TUSCIA] solidarietà della Brigata Tuscia ai lavoratori di Civita Castellana
REPORT ASSEMBLEA CIVITA CASTELLANA 27/01/2012
Un folto gruppo di operai cassaintegrati di Civita Castellana (VT), a fronte del silenzio fatto calare
dalla politica istituzionale sulle condizioni di profonda crisi che investe nel suo complesso tutta
l'ampia zona del distretto industriale (fabbriche di ceramiche), si è auto organizzato e ha indetto
un'assemblea pubblica venerdì 27 Gennaio, invitando a partecipare oltre ovviamente ai lavoratori, i rappresentanti sindacali, i sindaci dei comuni coinvolti sul territorio che rientrano nel distretto e la
società civile. La risposta è stata senza dubbio positiva, si contavano più di duecento persone tra cui moltissimi lavoratori. Il tentativo era quello di far iniziare un percorso di lotta in difesa dei diritti dei lavoratori
per affrontare la crisi.
Ordini di problematiche individuate:
-Dislocazione della fabbriche all'estero: di fatto la produzione si è ridotta al 20% questo vuol dire
che fondamentalmente non ci sono assunzioni.
-alla crisi del territorio si aggiunge quella nazionale che fa precipitare una situazione già molto
precaria e difficile.
-Se cede il settore portante del territorio ossia quello della ceramica l'effetto domino sull'economia
sarà devastante
-L'innalzamento dell'età pensionabile aggrava ulteriormente un panorama di crisi già molto
complesso (in quindici anni hanno alzato l'età pensionabile di otto anni lavorativi)
-fine degli ammortizzatori sociali
-isolamento dei lavoratori-disinteresse delle istituzioni e dei sindacati.
E’emersa fin dai primi interventi la necessità degli operai di unirsi per uscire dalla condizione di
isolamento e rassegnazione in cui si trovano ormai da anni e che in questi ultimi mesi è andato
peggiorando. Le polemiche con il sindacato non sono state poche durante l'assemblea...molti operai chiedono spiegazioni riguardo l'assenza dei sindacalisti nei posti di lavoro, la mancanza di reale adesione con
gli operai...di fatto molti sottolineano uno scollamento tra rappresentanza sindacale e forza lavoro
reale. Gli interventi dei vari sindaci intervenuti, compreso quello di Civita Castellana, oltre a portare solidarietà agli operai hanno tutti ribadito la necessità di unità e di raccordo tra le parti.
Le tematiche maggiormente affrontate sono state
-la crisi locale in relazione a quella globale
-la manovra salva Stato che in realtà è una manovra salva Banche
-l'inefficacia della politica
-la necessità di auto organizzarsi e prendere in mano la situazione in modo deciso.
La Brigata di Solidarietà Attiva della Tuscia, invitata dal Comitato di Lotta dei lavoratori,
ha espresso tutto l’appoggio al Comitato e all’Assemblea, ribadendo che solo con una forte
mobilitazione della parti sociali e organizzate, si può costruire una risposta alla Crisi.
Abbiamo spiegato brevemente il lavoro fatto a Nardò, della campagna “Ingaggiami Contro il
Lavoro Nero” e il progetto “Lega dei Braccianti del XXI° sec.” che ci ha visto operativi a Nardò, a Palazzo San Gervasio e ora a Rosarno.
Il ricavato delle arance della BSA Tuscia andranno a sostenere il comitato di lotta dei lavoratori e
dei cassaintegrati del distretto di Civita Castellana. Al di là di questo c'è la concreta intenzione di avviare un percorso fianco a fianco per sostenere ed unire le lotte dei lavoratori.
Nella parte finale dell'assemblea ci si è interrogati sul COSA FARE. Come prendere parola direttamente “resistendo contro il potere”. La cosa certa è che quell'assemblea è stata l'inizio di un percorso lungo, difficile, per nulla scontato in cui si lotterà fianco a fianco partendo dal basso .
Brigata di Solidarietà Attiva della Tuscia
venerdì 27 gennaio 2012
[BSANAZIONALE] la Valle non si tocca: solidarietà ai militanti no Tav arrestati! Tutti liberi!
decine di arresti in tutta Italia. Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia, Cremona, Macerata,Biella, Bergamo, Parma e Modena oltre alla Val di Susa. Le forze del dis-ordine ancora una volta si schierano in difesa della speculazione e della cementificazione, scatenando la repressione contro il movimento No Tav. Tutto questo avviene dopo gli arresti nei confronti degli antifascisti modenesi, dopo le manganellate ai pescatori di due giorni fa e dopo quelle ai movimenti antisfratto e per il diritto alla casa a Roma. Le contraddizioni del capitale esplodono e non basteranno milioni di manganelli a fermare la voglia di riscatto del popolo.
NO ALLA REPRESSIONE, SOLIDARIETA' CON TUTTI GLI ARRESTATI E PICCHIATI DAL GOVERNO DELLE BANCHE.
LA VAL DI SUSA NON SI TOCCA!
BRIGATE DI SOLIDARIETA' ATTIVA
mercoledì 18 gennaio 2012
[BSA TOSCANA] comincia la distribuzione delle arance di Rosarno: per una agrumicoltura etica e a fianco dei lavoratori in lotta
Per scaricare il volantino esplicativo della campagna "INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO - Sostieni l’agrumicultura etica della Piana di Gioia Tauro Riprendiamoci i campi per coltivare sviluppo e integrazione" e della Cassa di resistenza per i lavoratori della cooperativa Safra di Pioltello (Milano)
CLICCA QUI
BRIGATA di SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA
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BRIGATA di SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA
martedì 17 gennaio 2012
INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO - DISTRIBUZIONE ARANCE DA ROSARNO
Due anni dopo la rivolta di Rosarno, la crisi dell’agricoltura peggiora e le condizioni dei braccianti non accennano a migliorare.
Ancora ghetti senza acqua né luce, ancora salari da fame, ancora guerra tra poveri in un territorio che soffre. Che fare?
Con la campagna SOS Rosarno ( http://www.equosud.org/ ) abbiamo cominciato un cammino diverso. Attraverso la rete dei Gruppi di Acquisto Solidale, da un anno sosteniamo una produzione etica che ci consente di sperimentare un diverso rapporto tra lavoratori immigrati e piccoli proprietari contadini.
Ma non basta. La crisi economica accelera le dinamiche di abbandono dei campi e accaparramento delle terre, a tutto vantaggio di commercianti e giganti della Grande Distribuzione Organizzata che impongono ai produttori prezzi sempre più bassi. Uno scandalo che vale anche per realtà come la COOP, che pur applicando disciplinari improntati alla sostenibilità sociale e ai diritti dei lavoratori, applica prezzi alla fonte che rendono impossibile rispettare gli stessi, a meno di non essere latifondisti o grossi commercianti.
Questi potenti speculatori hanno tutto l’interesse a mettere i poveri contro i poveri, a neutralizzare così il conflitto sociale che sarebbe naturale risposta alle politiche antisociali imposte dall’alto col sostegno dei grandi gruppi.
Come risposta popolare a tutto questo, sulla stessa scia di SOS Rosarno, nasce la campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero - riprendiamoci i campi per coltivare sviluppo e integrazione”, che avanziamo a gruppi d’acquisto, associazioni, sindacati, organizzazioni di solidarietà. Un nuovo sviluppo della campagna già avviata a Nardò, in Puglia, negli ultimi anni, da parte delle Brigate di Solidarietà Attiva e dell’Associazione Finis Terrae, fondamentale supporto all’organizzazione dell’epocale sciopero di quest’estate.
Come risposta popolare a tutto questo, sulla stessa scia di SOS Rosarno, nasce la campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero - riprendiamoci i campi per coltivare sviluppo e integrazione”, che avanziamo a gruppi d’acquisto, associazioni, sindacati, organizzazioni di solidarietà. Un nuovo sviluppo della campagna già avviata a Nardò, in Puglia, negli ultimi anni, da parte delle Brigate di Solidarietà Attiva e dell’Associazione Finis Terrae, fondamentale supporto all’organizzazione dell’epocale sciopero di quest’estate.
Per offrire un’alternativa praticabile ai piccoli contadini che vogliono convertirsi al biologico e hanno bisogno di tre anni per farlo e per far capire coi fatti che la soluzione alla crisi non passa attraverso lo sfruttamento di chi è più debole ma può nascere solo dalla solidarietà e dalla cooperazione sociale.
Un progetto a favore dei braccianti immigrati, per favorire l’emersione dal lavoro nero grazie all’applicazione ai produttori di un prezzo equo che ne consente la regolarizzazione.
Un progetto di resistenza contadina, per contrastare l’accaparramento di terre che delinea un nuovo latifondo ad opera di speculatori vari, dalle multinazionali al blocco ‘ndrangheto-politico-massonico…
Un progetto per contrastare il nefasto progetto di un Rigassificatore da realizzare a ridosso del porto di Gioia Tauro. Quello che è stato pochi anni fa lo scalo più importante del Mediterraneo e che ora le speculazioni della multinazionale che lo gestisce in monopolio sottopongono ad una ristrutturazione depressivache minaccia di condurre al licenziamento migliaia di operai. Una prospettiva che diventerebbe certa, con un impianto della complessità e pericolosità come quello in progetto ad opera della holding Iride-Sorgenia, che tanto si fregia delle produzioni rinnovabili per poi andare a devastare territori come il nostro.
Una falcidia sociale dunque, cui si sommerebbe l’assorbimento dei terreni agricoli circostanti e la compromissione di qualunque sviluppo agricolo nell’area, che già ospita tre ASI (Area a Sviluppo Industriale) quasi esclusivamente piene di capannoni in disuso.
Noi vogliamo altro. Noi vogliamo che i terreni agricoli di quel territorio rimangano tali e che possano dare un lavoro in condizioni degne e
rispettose ai lavoratori che vengono qui a fare la stagione, come pure un reddito ai proprietari. Cosa impossibile se questi ultimi trovano
nell’agricoltura industriale l’unico sbocco… a quei prezzi, buoni solo per il lucro delle industrie del succo o per i vampiri della grande distribuzione, tanto vale non raccogliere gli agrumi… molto meglio vendere i campi.
PER QUESTO ABBIAMO BISOGNO DEL SOSTEGNO DI TUTTI, ASSOCIAZIONI, GRUPPI D’ACQUISTO, SINDACATI... PER ATTIVARE UN CIRCUITO ALTERNATIVO CHE CONSENTA AI CONSUMATORI DI AVERE UN BUON PRODOTTO A PREZZI POPOLARI REALIZZATO SENZA SFRUTTAMENTO ALCUNO.
CHE CONSENTA AI CONTADINI DI PENSARE CHE UN DIVERSO SVILUPPO AGRICOLO PER QUESTA TERRA E’ ANCORA POSSIBILE, CH’E’ POSSIBILE UN FUTURO.
PER DARE UNA POSSIBILITA’ DIVERSA AI BRACCIANTI IMMIGRATI: CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DEGNE, UN RAPPORTO CON LA POPOLAZIONE LOCALE FONDATO SUL RISPETTO E LA COLLABORAZIONE.
PER QUESTO, SUL MODELLO DELLA CAMPAGNA SOS ROSARNO, VI PROPONIAMO GLI AGRUMI DELLA CAMPAGNA
"INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO”, CHE SI RIVOLGE A PRODUTTORI CONVENZIONALI CONTROLLATI CHE VOGLIONO INTRAPRENDERE LA STRADA DEL BIOLOGICO E INTANTO
POSSONO VENDERE IL PROPRIO PRODOTTO A PREZZI PIU’ CONVENIENTI PER I GRUPPI.
PER DIFENDERE IL LAVORO, SOSTENERE I BRACCIANTI IMMIGRATI, SALVARE LA TERRA!
CONTRO IL LAVORO NERO, CONTRO LA MAFIA, PER UN’ALTRA ECONOMIA, SOSTENIAMO L’AUTORGANIZZAZIONE DEI PRODUTTORI E DEI BRACCIANTI DELLA PIANA DI GIOIA TAURO!
lunedì 9 gennaio 2012
7 gennaio – Flashmob di lavoratori immigrati e italiani per ricordare la rivolta di Rosarno.
Roma-Colosseo |
In
contemporanea a Roma, Milano, Firenze, Potenza e in Calabria si è
commemorato l’anniversario della rivolta di Rosarno del 7 gennaio
2010.
A Roma decine di lavoratori italiani e immigrati hanno portato nella Capitale la voce dei dannati della terra, i braccianti agricoli che ogni giorno per pochi euro raccolgono le arance e i pomodori “made in Italy.” Prima al Colosseo e poi a Piazza di Spagna sono stati srotolati due striscioni che dicevano “Rosarno, Italia 7 gennaio 2010 – 7 gennaio 2012. La Lotta Continua”e “Come Spartaco spezziamo le catene”. Proprio da un’ arena come il Colosseo è partita la rivolta di Spartaco e il suo cammino di liberazione rivive nelle lotte dei nuovi schiavi.
schiavi. A Piazza di Spagna, tra le vie dello shopping, tra i negozi dove lavorano in nero centinaia di persone e dove viene venduto il “made in Italy” macchiato dalla sfruttamento, per dire che la crisi riguarda tutti e che solo insieme, lavoratori italiani e immigrati, hanno gli strumenti per affrontarla.
A
due anni dalla rivolta di
Rosarno, poco è cambiato:
migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi
sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi
caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Questa
non è Rosarno, è l’Italia. Questo è il sistema agroindustriale,
voluto dalla UE e dalle organizzazioni padronali. Questo è il
capitalismo nelle campagne, la filiera tutta italiana dello
sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali del mondo e
garantisce i profitti a Auchan,
Carrefour e Coop..
Mai
piu schiavi, spezziamo il meccanismo dello sfruttamento!
Per
i i diritti dei lavoratori, per l’agricoltura contadina, per
un’altra risposta alla crisi.
Firenze-Ponte Vecchio |
Appuntantamento
a Roma il 13 GENNAIO, Piazza
Esquilino dalle ore 14:00.
Da Rosarno e da tutta Europa, con i lavoratori immigrati per il
diritto di soggiorno e contro lo sfruttamento, per la sovranità
alimentare e la difesa dell'agricoltura contadina.
Anche a Firenze si è ricordata la rivolta dei Migranti di Rosarno: alla Fortezza da Basso, in occasione dell'apertura di "PITTI UOMO", è stato srotolato uno striscione "il vostro made in Italy vive del loro sangue. 7/01/2010 rivolta dei migranti di Rosarno. vietato dimenticare! " ingaggiami contro il lavoro nero" per fermare lo sfruttamento. Bsa Toscana". In seguito lo stesso striscione è stato esposto anche a Ponte Vecchio e in Piazza del Duomo dove si sono diffusi anche volantini sulla giornata per Rosarno e sulla campagna "INGAGGIAMI CONTRO IL NAVORO NERO".
Firenze-Fortezza da Basso |
A.L.A.R. – Assemblea dei Lavoratori Africani a Roma, C.S.O.A. eXSnia – Roma, Fed. Naz. Brigate di Solidarietà Attiva, G.A.S. Pigneto – Roma, Occupy Roma, Osservatorio Antirazzista Pigneto-Tor Pignattara – Roma, R@P – rete per l’autoproduzione, Stalker – Primaveraromana
venerdì 6 gennaio 2012
Rosarno 7/01/2010-7/01/2012: volevano schiavi, hanno trovato persone piene di dignità: mai più sfruttamento e schiavitù
Rosarno, Italia: due anni dopo
Per i diritti dei lavoratori, per un’agricoltura contadina, per un’altra economia
Rosarno, 7 gennaio 2010: dopo l’ennesimo atto di violenza subito, scoppia la rabbia dei braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati della terra si ribellano e quello che ne segue sono la caccia all’uomo, i linciaggi, la deportazione di stato.
Quello che è accaduto in quei giorni nella Piana di Gioia Tauro ha scosso profondamente l'opinione pubblica e ha fatto tremare i palazzi del potere, ma soprattutto ha avviato importanti percorsi di autorganizzazione dei braccianti immigrati!
Si sono auto-organizzati a Roma, dove erano stati deportati in 200 dopo la rivolta di Rosarno, costituendosi in assemblea permanente e ottenendo dopo lunghe battaglie il permesso di soggiorno.
Si sono auto-organizzati tra le provincie di Caserta e di Napoli, dove nell'ottobre del 2010 hanno indetto lo sciopero delle rotonde, coinvolgendo in un'intera giornata di mobilitazione i braccianti stranieri di oltre 50 comuni.
Si sono auto-organizzati a Nardò, in Puglia, nell'agosto 2011, portando avanti il più lungo sciopero di soli lavoratori stranieri in Italia, incrociando le braccia, rivendicando i loro diritti e condizioni di lavoro dignitose.
Si stanno autorganizzando a Rosarno e nella piana, dove nei mesi scorsi è nata l’associazione multietnica “Africalabria – donne e uomini senza frontiere, per la fraternità”, in un percorso che coniuga i disagi del territorio, le istanze della piccola agricoltura e quelle dei braccianti immigrati.
Questi lavoratori hanno saputo coinvolgere altre realtà, associazioni di base, centri sociali, gruppi di acquisto solidale e popolare, associazioni contadine, sindacati, in diversi territori, da Roma a Bologna, dalla Piana di Gioia Tauro alle campagne del leccese. Un movimento che cresce e sta già praticando un’altra economia. Come la campagna “SOS Rosarno”, che ha unito le istanze di braccianti africani e piccoli produttori della piana strozzati dai commercianti e dalla grande distribuzione organizzata.
Oggi, 7 gennaio 2012, a due anni da quella rivolta affermiamo che poco o niente è cambiato! Queste persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia del padrone, dei suoi caporali e di una crisi economica che alimenta tensioni e guerra tra poveri!
Ma questa non è Rosarno. Questa è l’Italia. L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il nostro sistema agroindustriale, primo tra tutti per dimensioni nell’economia italiana. Questo è il capitalismo nelle campagne che porta il made in Italy sugli scaffali del mondo e consente i noti ricavi a Carrefur, all’ESSELUNGA, alla Coop.
Come lavoratori, immigrati ed italiani, contadini e consumatori, che lottano per una risposta alla crisi che neutralizzi la guerra tra poveri e li unisca per l’alternativa, celebriamo il secondo anniversario della rivolta di Rosarno con una mobilitazione che lungo tutta la penisola per chiedere:
- l’abolizione della Legge Bossi-Fini e una radicale revisione delle normative italiane in materia di immigrazione;
- la regolarizzazione di coloro che non hanno un documento e sono presenti sul territorio nazionale;
- un’accoglienza dignitosa per i lavoratori stagionali;
- un sistema di collocamento pubblico in agricoltura che consenta di smantellare il caporalato;
- l’instaurazione di indici di congruità che verifichino il rapporto tra prodotto e manodopera impiegata;
- l’inserimento nei disciplinari di produzione (doc, dop, igp, bio…) di criteri che valutino anche il rispetto dei diritti dei lavoratori pena il decadimento.
- una radicale revisione della PAC (Politica Agricola Comunitaria), che vincoli gli aiuti alla sostenibilità sociale oltre che ecologica delle produzoni, che smetta di favorire le grandi aziende e sostenga invece l’agricoltura contadina, instaurando un regime di aiuti specifico per la piccola proprietà;
- un intervento sui prezzi dei prodotti agricoli che salvaguardi una corrispondenza tra quanto conferito al produttore e i margini necessari a sostenere i costi di produzione, primo tra tutti la manodopera regolarmente asunta;
- politiche di sostegno all’agricoltura contadina, in particolare: opere pubbliche concernenti viabilità e servizi delle zone interne rurali; implemento delle opere irrigue pubbliche; sostegno alle filiere locali attraverso l’incentivo di cooperative e consorzi dei piccoli produttori e la creazione di piattaforme di raccolta che agevolino l’accesso autonomo ai canali di distribuzione; politiche di sostegno alla conversione produttiva che emancipi i territori dalle monoculture; l’assunzione della proposta di Genuino Clandestino per una regolamentazione dei mercati locali basata sull’autocertificazione partecipata, in deroga alle leggi europee in materia agroalimentare.
- La revoca del provvedimento in manovra che prevede la svendita dei terreni pubblici e l’attuazione di una riforma agraria che agevoli l’accesso alla terra dei giovani e in generale dei piccoli agricoltori, il recupero dei terreni abbandonati, contrastando le speculazioni legate alla concentrazione e alla distrazione delle terre verso altri usi.
Per i diritti dei lavoratori, per un’agricoltura contadina, per un’altra economia
Rosarno, 7 gennaio 2010: dopo l’ennesimo atto di violenza subito, scoppia la rabbia dei braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati della terra si ribellano e quello che ne segue sono la caccia all’uomo, i linciaggi, la deportazione di stato.
Quello che è accaduto in quei giorni nella Piana di Gioia Tauro ha scosso profondamente l'opinione pubblica e ha fatto tremare i palazzi del potere, ma soprattutto ha avviato importanti percorsi di autorganizzazione dei braccianti immigrati!
Si sono auto-organizzati a Roma, dove erano stati deportati in 200 dopo la rivolta di Rosarno, costituendosi in assemblea permanente e ottenendo dopo lunghe battaglie il permesso di soggiorno.
Si sono auto-organizzati tra le provincie di Caserta e di Napoli, dove nell'ottobre del 2010 hanno indetto lo sciopero delle rotonde, coinvolgendo in un'intera giornata di mobilitazione i braccianti stranieri di oltre 50 comuni.
Si sono auto-organizzati a Nardò, in Puglia, nell'agosto 2011, portando avanti il più lungo sciopero di soli lavoratori stranieri in Italia, incrociando le braccia, rivendicando i loro diritti e condizioni di lavoro dignitose.
Si stanno autorganizzando a Rosarno e nella piana, dove nei mesi scorsi è nata l’associazione multietnica “Africalabria – donne e uomini senza frontiere, per la fraternità”, in un percorso che coniuga i disagi del territorio, le istanze della piccola agricoltura e quelle dei braccianti immigrati.
Questi lavoratori hanno saputo coinvolgere altre realtà, associazioni di base, centri sociali, gruppi di acquisto solidale e popolare, associazioni contadine, sindacati, in diversi territori, da Roma a Bologna, dalla Piana di Gioia Tauro alle campagne del leccese. Un movimento che cresce e sta già praticando un’altra economia. Come la campagna “SOS Rosarno”, che ha unito le istanze di braccianti africani e piccoli produttori della piana strozzati dai commercianti e dalla grande distribuzione organizzata.
Oggi, 7 gennaio 2012, a due anni da quella rivolta affermiamo che poco o niente è cambiato! Queste persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia del padrone, dei suoi caporali e di una crisi economica che alimenta tensioni e guerra tra poveri!
Ma questa non è Rosarno. Questa è l’Italia. L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il nostro sistema agroindustriale, primo tra tutti per dimensioni nell’economia italiana. Questo è il capitalismo nelle campagne che porta il made in Italy sugli scaffali del mondo e consente i noti ricavi a Carrefur, all’ESSELUNGA, alla Coop.
Come lavoratori, immigrati ed italiani, contadini e consumatori, che lottano per una risposta alla crisi che neutralizzi la guerra tra poveri e li unisca per l’alternativa, celebriamo il secondo anniversario della rivolta di Rosarno con una mobilitazione che lungo tutta la penisola per chiedere:
- l’abolizione della Legge Bossi-Fini e una radicale revisione delle normative italiane in materia di immigrazione;
- la regolarizzazione di coloro che non hanno un documento e sono presenti sul territorio nazionale;
- un’accoglienza dignitosa per i lavoratori stagionali;
- un sistema di collocamento pubblico in agricoltura che consenta di smantellare il caporalato;
- l’instaurazione di indici di congruità che verifichino il rapporto tra prodotto e manodopera impiegata;
- l’inserimento nei disciplinari di produzione (doc, dop, igp, bio…) di criteri che valutino anche il rispetto dei diritti dei lavoratori pena il decadimento.
- una radicale revisione della PAC (Politica Agricola Comunitaria), che vincoli gli aiuti alla sostenibilità sociale oltre che ecologica delle produzoni, che smetta di favorire le grandi aziende e sostenga invece l’agricoltura contadina, instaurando un regime di aiuti specifico per la piccola proprietà;
- un intervento sui prezzi dei prodotti agricoli che salvaguardi una corrispondenza tra quanto conferito al produttore e i margini necessari a sostenere i costi di produzione, primo tra tutti la manodopera regolarmente asunta;
- politiche di sostegno all’agricoltura contadina, in particolare: opere pubbliche concernenti viabilità e servizi delle zone interne rurali; implemento delle opere irrigue pubbliche; sostegno alle filiere locali attraverso l’incentivo di cooperative e consorzi dei piccoli produttori e la creazione di piattaforme di raccolta che agevolino l’accesso autonomo ai canali di distribuzione; politiche di sostegno alla conversione produttiva che emancipi i territori dalle monoculture; l’assunzione della proposta di Genuino Clandestino per una regolamentazione dei mercati locali basata sull’autocertificazione partecipata, in deroga alle leggi europee in materia agroalimentare.
- La revoca del provvedimento in manovra che prevede la svendita dei terreni pubblici e l’attuazione di una riforma agraria che agevoli l’accesso alla terra dei giovani e in generale dei piccoli agricoltori, il recupero dei terreni abbandonati, contrastando le speculazioni legate alla concentrazione e alla distrazione delle terre verso altri usi.
giovedì 5 gennaio 2012
INGAGGIAMI CONTRO IL LAVORO NERO - Sostieni l’agrumicultura etica della Piana di Gioia Tauro
Riprendiamoci i campi per coltivare sviluppo e
integrazione
Due anni dopo la rivolta di Rosarno,
la crisi dell’agricoltura peggiora e le condizioni dei braccianti non accennano
a migliorare. Ancora ghetti senza acqua né luce, ancora salari da fame, ancora
guerra tra poveri in un territorio che soffre. Che fare?
Con la campagna SOS Rosarno ( http://www.equosud.org/ )
abbiamo cominciato un cammino diverso. Attraverso la rete dei Gruppi di
Acquisto Solidale, da un anno sosteniamo una produzione etica che ci consente
di sperimentare un diverso rapporto tra lavoratori immigrati e piccoli
proprietari contadini.
Ma non basta. La crisi economica
accelera le dinamiche di abbandono dei campi e accaparramento delle terre, a
tutto vantaggio di commercianti e giganti della Grande Distribuzione
Organizzata che impongono ai produttori prezzi sempre più bassi. Uno scandalo
che vale anche per realtà come la COOP, che pur applicando disciplinari
improntati alla sostenibilità sociale e ai diritti dei lavoratori, applica
prezzi alla fonte che rendono impossibile rispettare gli stessi, a meno di non
essere latifondisti o grossi commercianti.
Questi potenti speculatori hanno
tutto l’interesse a mettere i poveri contro i poveri, a neutralizzare così il
conflitto sociale che sarebbe naturale risposta alle politiche antisociali
imposte dall’alto col sostegno dei grandi gruppi. Come risposta popolare a
tutto questo, sulla stessa scia di SOS Rosarno, nasce la campagna “Ingaggiami
contro il lavoro nero – riprendiamoci i campi per coltivare sviluppo e
integrazione”, che avanziamo a gruppi d’acquisto, associazioni, sindacati,
organizzazioni di solidarietà. Un nuovo sviluppo della campagna già avviata a
Nardò, in Puglia, negli ultimi anni, da parte delle Brigate di Solidarietà
Attiva e dell’Associazione Finis Terrae, fondamentale supporto
all’organizzazione dell’epocale sciopero di quest’estate.
Per offrire un’alternativa
praticabile ai piccoli contadini che vogliono convertirsi al biologico e hanno
bisogno di tre anni per farlo e per far capire coi fatti che la soluzione alla
crisi non passa attraverso lo sfruttamento di chi è più debole ma può nascere
solo dalla solidarietà e dalla cooperazione sociale.
Un progetto a favore dei braccianti
immigrati, per favorire l’emersione dal lavoro nero grazie all’applicazione ai
produttori di un prezzo equo che ne consente la regolarizzazione. Un progetto di
resistenza contadina, per contrastare l’accaparramento di terre che delinea un
nuovo latifondo ad opera di speculatori vari, dalle multinazionali al blocco
‘ndrangheto-politico-massonico… Un progetto per contrastare il nefasto progetto
di un Rigassificatore da realizzare a ridosso del porto di Gioia Tauro. Quello
che è stato pochi anni fa lo scalo più importante del Mediterraneo e che ora le
speculazioni della multinazionale che lo gestisce in monopolio sottopongono ad
una ristrutturazione depressiva che minaccia di condurre al licenziamento
migliaia di operai.
Noi vogliamo altro. Noi vogliamo che
i terreni agricoli di quel territorio rimangano tali e che possano dare un
lavoro in condizioni degne e rispettose ai lavoratori che vengono qui a fare la
stagione, come pure un reddito ai proprietari. Cosa impossibile se questi
ultimi trovano nell’agricoltura industriale l’unico sbocco… a quei prezzi,
buoni solo per il lucro delle industrie del succo o per i vampiri della grande
distribuzione, tanto vale non raccogliere gli agrumi… molto meglio vendere i
campi.
PER ATTIVARE UN CIRCUITO ALTERNATIVO
CHE CONSENTA AI CONSUMATORI DI AVERE UN BUON PRODOTTO A PREZZI POPOLARI
REALIZZATO SENZA SFRUTTAMENTO ALCUNO.
CHE CONSENTA AI CONTADINI DI PENSARE
CHE UN DIVERSO SVILUPPO AGRICOLO PER QUESTA TERRA E’ ANCORA POSSIBILE, CH’E’
POSSIBILE UN FUTURO.
PER DARE UNA POSSIBILITA’ DIVERSA AI
BRACCIANTI IMMIGRATI: CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DEGNE, UN RAPPORTO CON LA
POPOLAZIONE LOCALE FONDATO SUL RISPETTO E LA COLLABORAZIONE.
PER DIFENDERE IL LAVORO, SOSTENERE I
BRACCIANTI IMMIGRATI, SALVARE LA TERRA
Africalabria, uomini e donne senza
frontiere, per la fraternità
Brigate di Solidarietà Attiva
FLAI CGIL – comprensorio Gioia Tauro
GASPP – gruppo d’acquisto solidale e
popolare della Piana di Gioia Tauro
R@P - Rete per L'autorganizzazione
popolare
Associazione Finis Terrae
Per sostenere e partecipare alla
campagna è possibile ordinare le arance da Rosarno in base ad una delle
seguenti modalità:
"RETINA SOLIDALE" - 1,60€
al kg incluso IVA e spedizione
Una retina di arance per sostenere
piccoli produttori e braccianti insieme. Metà del ricavato andrà a coprire le
spese di produzione e distribuzione a filiera corta, sostenendo gli agricoltori
che strozzati dai prezzi della GDO sono costretti a mandare le arance al
macero. L'altra metà del ricavato andrà invece a sostenere i braccianti
sfruttati e costretti a vivere e lavorare in condizioni indegne, per l'acquisto
di gruppi elettrogeni, lavatrici, materiale per l'allestimento di docce e
servizi e per la predisposizione di spazi di assistenza, aggregazione e autorganizzazione.
ORDINI DI GRANDI QUANTITATIVI -
0,80€ al kg incluso IVA e spedizione Per i Gruppi d'Acquisto e in generale per chi volesse
fare ordini di grossi quantitativi, a sostegno dei piccoli produttori. Il primo
ordine per Milano e Provincia è a carico della BSA Milano (90 cassette da 10
kg). Ordine minimo: 5 cassette da 10 kg. Dal 14 Gennaio 2012 ogni sabato
organizzeremo banchetti informativi e punti di distribuzione per il ritiro
delle arance. Siamo anche disponibili ad organizzare incontri per raccontarvi
il progetto delle Brigate di Soldiarietà Attiva dall'esperienza di Nardò
2010-2011 a quella di Rosarno.
INFO e PRENOTAZIONI:
bsamilano@gmail.com
brigatatoscana@autistici.org
bsabergamo@gmail.com
bsa.padova@gmail.com
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