Domenica 2 Febbraio 2014 la Skatenata e le
Ciclofficine Popolari di Roma presentano:
DAI CAMPI DI
ROSARNO AI MAGAZZINI DI CITTÀ
CAPORALATO
NELLE CAMPAGNE E SFRUTTAMENTO NELLE METROPOLI,
DUE FACCE
DELLA STESSA MEDAGLIA
Domenica 2
Febbraio al Casale Alba 2 ci sarà un’iniziativa che vuole far
conoscere una realtà molto spesso dimenticata e nel contempo
instaurare un legame tra le lotte reso necessario dai rapporti
produttivi di oggi.
E’ evidente
il meccanismo di sfruttamento, perfettamente organizzato, che viene
messo in campo, da una parte, nella raccolta alimentare, in cui i
braccianti agricoli stagionali sono ridotti a un regime di schiavitù
e costretti a girare l’Italia per guadagnare meno di un tozzo di
pane, e dall’altra, nel settore della logistica, nel quale i
lavoratori sono vessati dalle condizioni disumane in cui devono
stoccare e trasportare, tra le tante, le merci raccolte nelle
campagne. Situazioni di sfruttamento legalizzato in cui i
lavoratori, per la maggior parte immigrati, vivono gli stessi
meccanismi di esclusione e di isolamento rispetto alle condizioni di
lavoro, abitative e nell’accesso ai servizi, aggravati dalle leggi
sull’immigrazione che di fatto hanno istituito il reato di
disoccupazione. Tale processo di segregazione e di totale negazione
dei bisogni è tollerato e sostenuto dalle istituzioni, locali e
nazionali, poiché funzionale ai cicli produttivi ed ai rapporti
clientelari territoriali.
Obiettivo
dell’iniziativa, e delle realtà che vi parteciperanno, è quello di
mettere in rete, attraverso gli interventi nel territorio, pratiche
di lotta e vertenziali dei lavoratori. Caporalato e sistema
cooperativistico costituiscono due facce della stessa medaglia che
mira a massimizzare i profitti di pochi speculando sulla difficile
condizione in cui le persone versano nella vita
quotidiana.
giovedì 30 gennaio 2014
mercoledì 29 gennaio 2014
Report dalla Bassa terremotata ed alluvionata
Bastiglia è un piccolo comune in cui, al tempo del
terremoto, portavamo dei beni di prima necessità a una famiglia piegata dal terremoto ma
,ancora prima, dalla disoccupazione,
C'è un gran movimento, ai bordi delle strade cataste di mobilia da buttare.
Tante divise della protezione civile, ma quello che colpisce è la solidarietà umana e l'attivismo diretto degli alluvionati stessi, i gruppi di amici e vicini che si sostengono a vicenda.
L'acqua è defluita già da qualche giorno, si puliscono i pavimenti e rimane allagata solo qualche cantina. Al coc (centro operativo comunale) ci dicono che l'organizzazione dei volontari è appena cominciata e che siccome noi non siamo accreditati Protezione Civile non possiamo ricevere la lista degli interventi. Ci fanno però capire che di volontari c'è bisogno e ci consigliano di girare di casa in casa a chiedere. Cosa che facciamo puntualmente, perchè è l'unica maniera di sapere davvero dove c'è bisogno di aiuto. La segretaria del coc di avvisa anche che la maggior parte della gente non si è nemmeno presentata a chiedere aiuto, a parte quelle situazioni in cui occorrono strumenti particolari come le idrovore o i ragni per caricare i detriti.
Decidiamo, prima di metterci a spalare, di fare un giro anche a Bomporto e dintorni, altra zona duramente colpita dall'alluvione, così ci smistiamo in squadre.
Notiamo subito che le strade sono piene zeppe di inutili posti di blocco: sono presidiate anche strade perfettamente agibili. Ci dicono che son blocchi per evitare che nei paesi alluvionati passino anche non residenti, ma ci basta dire che siamo volontari per poter andare praticamente quasi ovunque.
C'è un gran movimento, ai bordi delle strade cataste di mobilia da buttare.
Tante divise della protezione civile, ma quello che colpisce è la solidarietà umana e l'attivismo diretto degli alluvionati stessi, i gruppi di amici e vicini che si sostengono a vicenda.
L'acqua è defluita già da qualche giorno, si puliscono i pavimenti e rimane allagata solo qualche cantina. Al coc (centro operativo comunale) ci dicono che l'organizzazione dei volontari è appena cominciata e che siccome noi non siamo accreditati Protezione Civile non possiamo ricevere la lista degli interventi. Ci fanno però capire che di volontari c'è bisogno e ci consigliano di girare di casa in casa a chiedere. Cosa che facciamo puntualmente, perchè è l'unica maniera di sapere davvero dove c'è bisogno di aiuto. La segretaria del coc di avvisa anche che la maggior parte della gente non si è nemmeno presentata a chiedere aiuto, a parte quelle situazioni in cui occorrono strumenti particolari come le idrovore o i ragni per caricare i detriti.
Decidiamo, prima di metterci a spalare, di fare un giro anche a Bomporto e dintorni, altra zona duramente colpita dall'alluvione, così ci smistiamo in squadre.
Notiamo subito che le strade sono piene zeppe di inutili posti di blocco: sono presidiate anche strade perfettamente agibili. Ci dicono che son blocchi per evitare che nei paesi alluvionati passino anche non residenti, ma ci basta dire che siamo volontari per poter andare praticamente quasi ovunque.
sabato 18 gennaio 2014
AGGRESSIONE FASCISTA A GENZANO ! ORA BASTA!
Il 2013
a Genzano di Roma si è chiuso con
l’ennesima vile aggressione ai danni di un compagno antifascista da sempre
impegnato in prima linea per i diritti dei migranti e per la difesa del
territorio.
Era la notte
del 28 dicembre quando, con l’infamia e la vigliaccheria propria dei fascisti
del terzo millennio, quattro squadristi
armati di coltelli e spranghe hanno aspettato che il compagno rimanesse
da solo e lo hanno aggredito mentre tornava a casadopo aver svolto la propria
attività militante nella redazione di Radio Default.
4 contro 1, ma la prontezza del compagno ha permesso di
evitare il peggio e di respingere l’aggressione.
mercoledì 15 gennaio 2014
Un agguato in stile mafioso ad un compagno dirigente del Sindacato Intercategoriale Cobas.
riportiamo questo grave fatto e esprimiamo solidarietà a Fabio Zerbini
Oggi pomeriggio il compagno Fabio Zerbini è stato attirato in una specie d'imboscata e pestato a sangue. Con la scusa di un incontro per risarcire i danni di un incidente automobilistico (uno specchietto rotto) avvenuto a fine dicembre,è stato attirato in zona Affori. Appena sceso dall'auto, è stato assalito a tradimento e pestato a sangue. Gli aggressori si sono quindi allontanati promettendogli una brutta fine se si occuperà ancora dell'organizzazione delle lotte operaie. Questo pestaggio è la continuazione della strategia repressiva che combina l'intervento delle forze del disordine, con quelle dell'ordine di mafia, n'drangheta e camorra di cui hanno fatto le spese i nostri militanti sindacali , con minacce, processi, pestaggi, incendi d'auto ecc...
Più lo scontro politico si accentua, più si intrecceranno queste azioni atte ad intimidire la lotta dei lavoratori della logistica, ma solo l'estensione di questa, l'organizzazione di essa e dei COBAS potrà garantire una maggior difesa agli attacchi posti in atto dal padronato e dai loro sgherri, contro i sindacalisti attivi.
Non ci faremo intimidire! Un caloroso saluto e una pronta guarigione va a Fabio, uno dei nostri compagni più in vista nelle lotte portate avanti tra gli operai della logistica.
Il Sindacato Intercategoriale Cobas nazionale
Oggi pomeriggio il compagno Fabio Zerbini è stato attirato in una specie d'imboscata e pestato a sangue. Con la scusa di un incontro per risarcire i danni di un incidente automobilistico (uno specchietto rotto) avvenuto a fine dicembre,è stato attirato in zona Affori. Appena sceso dall'auto, è stato assalito a tradimento e pestato a sangue. Gli aggressori si sono quindi allontanati promettendogli una brutta fine se si occuperà ancora dell'organizzazione delle lotte operaie. Questo pestaggio è la continuazione della strategia repressiva che combina l'intervento delle forze del disordine, con quelle dell'ordine di mafia, n'drangheta e camorra di cui hanno fatto le spese i nostri militanti sindacali , con minacce, processi, pestaggi, incendi d'auto ecc...
Più lo scontro politico si accentua, più si intrecceranno queste azioni atte ad intimidire la lotta dei lavoratori della logistica, ma solo l'estensione di questa, l'organizzazione di essa e dei COBAS potrà garantire una maggior difesa agli attacchi posti in atto dal padronato e dai loro sgherri, contro i sindacalisti attivi.
Non ci faremo intimidire! Un caloroso saluto e una pronta guarigione va a Fabio, uno dei nostri compagni più in vista nelle lotte portate avanti tra gli operai della logistica.
Il Sindacato Intercategoriale Cobas nazionale
lunedì 13 gennaio 2014
[BSA TOSCANA] report dei presidi della giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile
Si è svolto sabato 11 Gennaio a Firenze, davanti alla Coop di Gavinana, il presidio organizzato nell'ambito della giornata di sostegno alla resistenza contadina e bracciantile, chiamato da Sos Rosarno e dalla Rete Campagne in Lotta.
Abbiamo cercato di costruire una giornata che fosse di informazione e sensibilizzazione rispetto al funzionamento della Grande Distribuzione organizzata, al meccanismo di formazione dei prezzi, meccanismo perverso che non fa altro che far ricadere sui lavoratori (sia dal punto di vista dei diritti lavorativi che delle condizioni abitative) il prezzo del profitto dei grandi marchi.
Migliaia di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o nelle poche tendopoli, e si muore di freddo, al lavoro o sotto una macchina nel buoi delle campagne. Questa non è Rosarno, è l’Italia. L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle organizzazioni padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la filiera tutta italiana dello sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
giovedì 9 gennaio 2014
LA POLEMICA CON COOP. NESSUNA RISPOSTA ALL'UNICA VERA DOMANDA: QUANTO VENGONO PAGATE LE CLEMENTINE, A ROSARNO COME A CORIGLIANO?
In seguito alla nostra denuncia (http://sosrosarno.org/news/item/159-11-gennaio-2014-giornata-di-sostegno-alla-resistenza-contadina-e-bracciantile.html),
COOP risponde con argomenti prevedibili, spostando il problema invece di affrontarlo:
COOP risponde con argomenti prevedibili, spostando il problema invece di affrontarlo:
L'unica
risposta che coop può dare e non dà mai è QUANTO concretamente ed esattamente
vengono pagati al produttore sul campo - non a intermediari vari ed eventuali,
locali o nazionali - i frutti venduti sui banchi dei suoi esercizi.
Poco importa che si tratti di Rosarno o di
Corigliano, della piana di Gioia Tauro o della Sibaritide, quando sono identici
i meccanismi che attraverso l'imposizione dei prezzi di vendita alla fonte
implicano lo strozzamento della piccola agricoltura e il ricasco sull'ultimo
anello, i braccianti, del peso enorme di tutta la catena di sfruttamento e
speculazione che dai campi arriva fino ai banchi dei supermercati.
Ancora poco importa che si tratti di agrumi
o di pomodoro, di Calabria o di Sicilia o di Puglia e Campania, di fresco
o di prodotto lavorato nei conservifici... il meccanismo è uguale. Il male
parte sempre dalla testa!
Dire che COOP non compra più a Rosarno è molto grave.
venerdì 3 gennaio 2014
[BSA ABRUZZO-BSA NAZIONALE] l'antifascismo non si processa! Matteo libero! davide libero!
Anno nuovo vecchie
abitudini, ennesimo atto repressivo nei confronti dei compagni
antifascisti di Teramo. Durante i festeggiamenti per il Capodanno, un gruppo di
fascisti aggredisce i compagni con spranghe, cinture e bottiglie. La
polizia interviene sul posto e arresta Matteo, 30 anni e militante
antifascista, e un fascista, nella più perfetta rievocazione della
sceneggiata superpartes. A entrambi vengono comminati gli arresti
domiciliari. Matteo viene processato per direttissima: ha patteggiato
sei mesi e ha ricevuto il foglio di via da Teramo.
A Teramo però i fascisti già altre volte si sono resi protagonisti di atti squadristi contro i compagni. Come nel 2009 quando furono 3 gli antifascisti accoltellati durante l'ennesima aggressione fascista fuori da un locale.
Di fronte ad una alzata di testa di tale livello dei fascisti teramani, la Magistratura ha reagito con una sequela di perquisizioni e misure restrittive per i compagni. Quest'estate si è concluso il processo riguardo ai fatti del 2009 con 21 imputati, di cui 6 sono di ideologia di estrema destra – e di questi 5 sono stati condannati -, 15 di estrema sinistra – di cui 10 condannati e 5 assolti. I numeri parlano chiaro.
Se poi guardiamo alla vicenda di Davide Rosci, ormai a tutti gli effetti un detenuto politico “esemplare” che lo stato italiano sta usando secondo il modello del “colpirne uno per educarne cento” ,viene da pensare che ci sia un vero e proprio disegno dello stato per cancellare le realtà organizzate teramane, colpendone i militanti uno ad uno. Al solito invece i fascisti fanno la parte degli “utili idioti”, strumentalizzati dallo stato, in cambio di agibilità politica garantita.
In piena crisi economica, col conflitto sociale che aumenta, è chiara sia la necessità dello stato di abbattere ogni fronte di resistenza, sia la volontà dei fascisti di cavalcare l'ondata di razzismo montante e la crisi della classe media. Questo spiega perchè la pratica antifascista, i fatti di Teramo, non possono essere relegati a una guerra tra bande: se non c'è bastato l'esempio italiano per capire la necessità di far scomparire i fascisti, soprattutto in periodo di crisi, basta affacciarsi un attimo a guardare cosa succede in Grecia.
Per questo senza alcun dubbio esprimiamo solidarietà ai compagni di Azione antifascista Teramo, stringiamo in un forte abbraccio Matteo e Davide e condanniamo con forza ogni tentativo repressivo di cancellare la resistenza anticapitalista e antifascista teramana a colpi di processi e aggressioni.
L'antifascismo non si processa
Matteo Libero!
Davide Libero!
i compagni e le compagne della Bsa Abruzzo e della federazione nazionale delle Bsa
A Teramo però i fascisti già altre volte si sono resi protagonisti di atti squadristi contro i compagni. Come nel 2009 quando furono 3 gli antifascisti accoltellati durante l'ennesima aggressione fascista fuori da un locale.
Di fronte ad una alzata di testa di tale livello dei fascisti teramani, la Magistratura ha reagito con una sequela di perquisizioni e misure restrittive per i compagni. Quest'estate si è concluso il processo riguardo ai fatti del 2009 con 21 imputati, di cui 6 sono di ideologia di estrema destra – e di questi 5 sono stati condannati -, 15 di estrema sinistra – di cui 10 condannati e 5 assolti. I numeri parlano chiaro.
Se poi guardiamo alla vicenda di Davide Rosci, ormai a tutti gli effetti un detenuto politico “esemplare” che lo stato italiano sta usando secondo il modello del “colpirne uno per educarne cento” ,viene da pensare che ci sia un vero e proprio disegno dello stato per cancellare le realtà organizzate teramane, colpendone i militanti uno ad uno. Al solito invece i fascisti fanno la parte degli “utili idioti”, strumentalizzati dallo stato, in cambio di agibilità politica garantita.
In piena crisi economica, col conflitto sociale che aumenta, è chiara sia la necessità dello stato di abbattere ogni fronte di resistenza, sia la volontà dei fascisti di cavalcare l'ondata di razzismo montante e la crisi della classe media. Questo spiega perchè la pratica antifascista, i fatti di Teramo, non possono essere relegati a una guerra tra bande: se non c'è bastato l'esempio italiano per capire la necessità di far scomparire i fascisti, soprattutto in periodo di crisi, basta affacciarsi un attimo a guardare cosa succede in Grecia.
Per questo senza alcun dubbio esprimiamo solidarietà ai compagni di Azione antifascista Teramo, stringiamo in un forte abbraccio Matteo e Davide e condanniamo con forza ogni tentativo repressivo di cancellare la resistenza anticapitalista e antifascista teramana a colpi di processi e aggressioni.
L'antifascismo non si processa
Matteo Libero!
Davide Libero!
i compagni e le compagne della Bsa Abruzzo e della federazione nazionale delle Bsa
giovedì 2 gennaio 2014
11 GENNAIO 2014 GIORNATA DI SOSTEGNO ALLA RESISTENZA CONTADINA E BRACCIANTILE
Per i diritti dei lavoratori
per l’agricoltura contadina
per un’altra risposta alla crisi
Rosarno, 7 gennaio 2010: dopo
l’ennesimo atto di violenza subito, scoppia la rabbia dei braccianti
africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati della terra si
ribellano e quello che ne segue sono la caccia all’uomo, i linciaggi,
la deportazione di Stato.
Quello
che è accaduto in quei giorni nella Piana di Gioia Tauro ha fatto il
giro del mondo, scosso profondamente l’opinione pubblica, svelato i
retroscena dell’agro-bussines, delineato le responsabilità dello Stato
italiano. Molte le promesse e i proclami, pochi i fatti!
Ad oggi, a quattro anni da quella rivolta, di questo sistema poco è cambiato!
Migliaia
di persone continuano ancora a lavorare per quattro soldi sotto la
costante minaccia della Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali, e
di una guerra tra poveri alimentata dalla crisi. Si sopravvive nascosti o
nelle poche tendopoli, e si muore di freddo, al lavoro o sotto una
macchina nel buoi delle campagne. Questa non è Rosarno, è l’Italia.
L’Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è
il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle organizzazioni
padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la filiera tutta
italiana dello sfruttamento, che porta il Made in Italy sugli scaffali
del mondo e garantisce i profitti alla Grande Distribuzione Organizzata
(GDO).
Auchan, Carrefour, Esselunga, Coop, etc. stabiliscono
il prezzo di acquisto ai produttori, un prezzo che i piccoli sono
costretti a subire e le medie-grandi imprese sostengono con
l’abbattimento dei costi di manodopera.
Sda, Bartolini, Tnt, Dhl, Gls
le multinazionali che gestiscono e spostano gran parte del flusso di
merci che circolano in Italia, appaltando il lavoro a cooperative che
hanno istituito un sistema di vero e proprio "caporalato legalizzato"
che impiega per lo più manodopera a basto costo immigrata.
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