mercoledì 6 luglio 2011

L'affare Castello:Palazzo Vecchio resta fuori dal processo

L’avvocato sbaglia la domanda d’ammissione, il Comune non potrà chiedere i danni
Processo Castello: lascia un commento sulla vicenda
Il cantiere della scuola marescialli dei carabinieri di Castello (Germogli)


Firenze, 6 luglio 2011 - TRA I CENTO, è il punto numero 12: «Una nuova stagione di responsabilità. Chi sbaglia un’opera pubblica deve pagare. L’Amministrazione si costituirà parte civile in tutti i procedimenti giudiziari». Il programma di Matteo Renzi parlava chiaro. Ma ieri mattina, i buoni propositi di Palazzo Vecchio si sono scontrati con una domanda poco chiara, a tratti incomprensibile, redatta dal pool legale dell’amministrazione comunale.
Che la seconda sezione penale del tribunale di Firenze ha rigettato. Risultato: il Comune non sarà parte civile al processo Castello, dove sono imputati per corruzione e abuso d’ufficio gli ex assessori Gianni Biagi (urbanistica) e Graziano Cioni (sicurezza), insieme al patron di Fondiaria-Sai, Salvatore Ligresti e al suo braccio destro Fausto Rapisarda, Gualtiero Giombini, l’architetto Marco Casamonti, l’imprenditore Aurelio Fontani. Tradotto in soldoni, Palazzo Vecchio non potrà ottenere un eventuale risarcimento, sia per l’eventuale mancato sviluppo del territorio, sia per le eventuali condotte tenute dai suoi vecchi amministratori.
Niente più di un tragicomico errore, ma la frittata ormai è fatta. Brutto colpo all’immagine dell’attuale amministrazione, soprattutto perchè quello cominciato all’aula bunker è un processo alla politica prima ancora che giudiziario.E pure la scelta di costituirsi parte civile era stata politica: frutto di una riunione della giunta Renzi, al termine della quale è stata firmata una delibera in cui il Comune «risulta parte offesa», dando mandato ai propri legali di farsi rappresentare all’avvio delle udienze. Le toghe di Palazzo Vecchio hanno rispettato i tempi, ma, secondo il presidente della Corte, Maradei, non la forma. «Una richiesta di ammissione compilata senza i motivi che ne giustificano la domanda» e «senza specificare il danno provocato», ha spiegato il giudice nella sua ordinanza, spiazzando un po’ tutti. E facendo imbufalire le stanze dei bottoni.
Palazzo Vecchio resta così fuori dal processo che, tra quelli in corso, più lo riguarda. C’è invece la Provincia di Firenze, c’è l’Ordine degli Architetti ma solo nella parte relativa ai presunti illeciti commessi da Casamonti, c’è un mediatore, Piacenti, al quale saltò un affare. Bocciata anche la richiesta di costituzione di parte civile presentata dall’Assoconsumatori. Dalla prossima udienza, il processo entra nel vivo. Appuntamento al 26 settembre, quando cominceranno a sfilare i testi dell’accusa. Il tribunale, forse assecondando la richiesta di velocità nel giudizio manifestata dallo “sceriffo” Cioni, ha intimato alle parti di dimezzare la propria lista testi (da 44 a 22), affinchè entro il 29 febbraio del 2012 sia terminato il dibattimento.
Proprio per snellire il processo, i pm Gianni Tei e Giuseppina Mione avevano proposto alle parti di acquisire il fascicolo delle indagini preliminari, rinunciando ai propri testi. Proposta assecondata dalla sola difesa di Cioni ma che il tribunale ha comunque rigettato. «Ma se sapevo che i tempi erano questi, non avrei nemmeno aderito alla richiesta dei pm», ha commentato lo sceriffo, alla sua maniera.