REPORT
ROSARNO- FINE FEBBRAIO.
Gli
eventi in tendopoli
Una
parte degli abitanti del ghetto è stata trasferita dal vecchio
campo presso una nuova tendopoli, sempre in zona industriale ma ben
più lontana rispetto al centro abitato e nascosta alla vista. Il
processo di trasferimento è cominciato con una richiesta da parte
del vecchio gestore, associazione “il mio amico Jonathan”, di 30
euro a testa al mese in cambio di alcuni presunti servizi presso il
nuovo campo, allestito con i soldi di Regione, Provincia e Caritas.
Gli africani si sono giustamente opposti a pagare per vivere in
tenda, visto che un affitto suddiviso fra vari inquilini costerebbe
loro più o meno la stessa cifra (se non fosse che a Rosarno
difficilmente si affittano case agli africani) e, considerando che la
stagione lavorativa è in chiusura oltre che in crisi, molti hanno
preferito andarsene.
Come
rete in supporto ad Africalabria, abbiamo sostenuto la protesta e il
processo di autorganizzazione dei braccianti che si sono riuniti in
assemblea plenaria più volte, eleggendo alcuni rappresentanti e
producendo una propria piattaforma di richieste rispetto alle
condizioni di vita nel nuovo campo ed alla rivendicazione di una
partecipazione decisionale degli abitanti stessi alla gestione ed
organizzazione del campo.
Concretamente,
abbiamo facilitato ed accompagnato la delegazione nei due incontri
avvenuti con le istituzioni locali (sindaco di san Ferdinando e
ispettore di polizia), promosso incontri di confronto collettivo con
alcune associazioni attive sul territorio e solidali con le loro
rivendicazioni (Cgil, Amnesty International, Emergency), e monitorato
il processo di affidamento e le condizioni reali della gestione del
nuovo campo.
Di
fatto, il trasferimento è stato imposto con estrema urgenza, quando
concretamente l’allestimento del campo era assolutamente
incompleto (mancava acqua potabile, corrente elettrica disponibile in
tutto il campo e spazi adibiti a cucina). Gli africani hanno ottenuto
l’eliminazione dell’obbligo di pagamento, destabilizzando i piani
concordati ufficiosamente da sindaco e gestore per compensare
l’assenza di risorse disponibili a coprire la gestione e
manutenzione del campo. Praticamente si voleva far pagare ai
braccianti, già costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento,
anche i costi di mantenimento e riproduzione in condizioni di vita
obbligatoriamente emergenziali: sfruttati nei campi, impiegati
saltuariamente e costretti a vivere come terremotati, esclusi dal
centro abitato.
Ad
oggi, a seguito dei ripetuti rifiuti e della sordità istituzionale
alle rivendicazioni dell’assemblea dei braccianti (nonché con
l’aumento delle partenze), è progressivamente venuta meno la
determinazione nel proseguire un processo di autogestione
sistematizzata del campo. Rimangono comunque la vittoria di aver
ottenuto il non obbligo di pagamento, sostenuto anche dalle diverse
associazioni, l’esperienza concreta di autogestione del
trasferimento e sistemazione nel nuovo campo ed il processo di
partecipazione, consapevolezza e decisionalità collettiva avvenuta
tramite i vari momenti assembleari nel campo.
Le
nostre attività
Quello
che stiamo cercando di fare è continuare con le lezioni di italiano,
anche in maniera più frequente (2-3 volte a settimana anziché una),
e valorizzare l’informazione legale su permessi, residenze, ecc…
per cercare di contrastare le spaccature interne e i meccanismi di
ricatto riconducibili alla disinformazione.
Abbiamo
inoltre stabilito un momento informativo su contratti di lavoro e
indennità di disoccupazione con la presenza di un sindacalista della
Cgil locale, oltre ad una giornata culturale con cineforum e musica
in autogestione.