NASCONO IL COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE PIEMONTESE ED IL COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE SALUZZESE
Domenica 27 aprile a Castellar è nato il Coordinamento Lavoro Bracciantile Piemontese, di cui fanno parte il Presidio Permanente Castelnuovo Scrivia (AL), il Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese (CN), attivisti di Canelli (AS) e l‘Ex Moi Occupata Rifugiati e Migranti
(TO). Realtà unite dalla comune lotta contro lo sfruttamento del lavoro
bracciantile, per il diritto di tutti/e ad un’abitazione dignitosa ed
alla salute e contro un sistema agroindustriale che sfrutta i
braccianti, strozza i contadini e garantisce profitti alle
multinazionali della produzione ed alla Grande Distribuzione
Organizzata.
In
quest’ottica, il 16-17-18 maggio, il Coordinamento Lavoro Bracciantile
Piemontese parteciperà a Roma all’incontro nazionale di Genuino Clandestino – comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare (genuinoclandestino.noblogs.org) –, per coordinare il tavolo “Il lavoro bracciantile ed il caporalato in agricoltura” insieme a SOS Rosarno ed all’Osservatorio Migranti Basilicata.
L’obiettivo è quello di connettere i nostri percorsi con quelle di
altri territori, discutere di come legare la lotta bracciantile a quella
contadina – nel rispetto della terra, oltre che di chi la lavora – e
ribadire che lo sfruttamento della manodopera – in particolare migrante –
è un fenomeno pervasivo anche nelle ricche campagne del nord.
Inoltre,
dopo una serie di incontri sui temi dell’abitare e del lavoro
stagionale migrante in Piemonte, iniziati nel dicembre 2013 in occasione
dell’assemblea nazionale della rete Abitare nella Crisi (abitarenellacrisi.org),
abbiamo sentito l’esigenza di creare, nel saluzzese, un collettivo che
si confrontasse seriamente con la presenza di centinaia di lavoratori e
disoccupati – non solo stagionali – funzionali al ricco sistema
agroindustriale locale.
Il nostro punto di vista è diametralmente
opposto a quello dell’emergenza, dell’assistenza umanitaria e della
generica “accoglienza ai migranti” in quanto “soggetti vulnerabili”: si
tratta infatti di lavoratori e disoccupati, la cui presenza –
ultraprecaria e in larga parte “eccedente” rispetto al fabbisogno
dichiarato dal sistema produttivo – è funzionale alla creazione di
profitto per il grande padronato agricolo nostrano e per la GDO. Grande
Distribuzione che, peraltro, l’amministrazione comunale ha volentieri
accompagnato nel centro di Saluzzo con il “sano realismo” tipico di una
certa ideologia sviluppista, “perchè già oggi tutti comprano la
carta igienica o la scatola di piselli in un supermercato, guardando
solo assortimento e prezzo: è inutile raccontarsi la storia del lupo”,
come sostiene l’attuale candidato sindaco del centro-sinistra.
Consapevoli della centralità politica del lavoro precario nelle nostre
campagne, nelle scorse settimane abbiamo quindi dato vita al Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese.
Il
Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese si pone in un’ottica
immediatamente conflittuale rispetto alla condizione che vivono i
braccianti ed i disoccupati alla ricerca di lavoro nelle nostre campagne
– stagionali e stanziali, migranti e autoctoni. Condizione che ha
radici storiche ed a cui oggi concorrono sia il vincolo padronato
multinazionale/GDO, sia le politiche nazionali e locali – basate su visione
sempre e solo “gestionale”, quando non “emergenziale”, del movimento
dei migranti, ad una riduzione sistematica di queste persone a mera
manodopera, da includere differenzialmente nel mercato del lavoro,
oppure da relegare in campi-ghetto, come Guantanamò
– veri e propri dispositivi di regolazione del tempo della mobilità,
utili a decelerare il flusso di forza-lavoro migrante, in virtù del
funzionamento just-in-time
del capitalismo agrario iperflessibile. La relazione del Comitato per
il lavoro e l’emersione del sommerso in Provincia di Cuneo, pubblicata
nel marzo 2014, ha segnalato l’agricoltura come secondo settore per
incidenza di lavoro nero, nonostante le pochissime ispezioni effettuate
rispetto agli altri settori: 66 lavoratori in nero su 147 ispezioni.
Ispezioni che hanno mostrato come quello agricolo sia il settore con il
più alto tasso di irregolarità ed evasione contributiva: il 63% delle
aziende ispezionate.
Le
storie dei braccianti e dei disoccupati che abbiamo conosciuto in
questi anni a Lagnasco, Manta, Verzuolo, Piasco, Busca, Dronero,
Revello, Castellar, Scarnafigi, Saluzzo,… si assomigliano. Si tratta in
molti casi di migranti costretti al nomadismo forzato tra le campagne e
le città di tutta Italia, tra campi-ghetto o precarie abitazioni di
transito, alla ricerca spesso vana di un salario di sussistenza, titolari
di differenti status giuridici, tra cui figura sempre più quello di
protezione temporanea (rifugiati, protezione sussidiaria e umanitaria). Persone
alla cui invisibilità politica e sociale si accompagna quella
lavorativa, tanto che – se è vero che l’80% della manodopera impiegata,
più o meno regolarmente, nelle campagne cuneesi, è migrante – noi ne
possiamo vedere solo una minima parte, in certi luoghi e periodi
dell’anno.
Come i braccianti, anche le altre persone che fanno parte del Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese sono lavoratori precari o disoccupati. Se l’agroindustria si rivela sempre più settore di transito per lavoratori espulsi da altri settori e territori, noi crediamo che l’unica risposta all’individualizzazione dello sfruttamento nelle campagne ed all’alienazione dilagante stia nell’auto-organizzazione, nell’unità dal basso sulle lotte concrete,contro
la distruzione dei diritti del lavoro e la mercificazione delle nostre
vite operata dal connubio tra politica, padronato agricolo e GDO.
Il nostro obiettivo più immediato è quello di creare momenti di conflitto relativi a:
-
salario, orari e condizioni lavorative dei braccianti, contro l’economia del lavoro grigio e nero dilagante nelle nostre campagne;
-
reddito per chi è costretto alla disoccupazione forzata o al lavoro a cottimo;
-
abitare dignitoso
e stabile, oltre l’emergenzialità e la temporaneità, sia per i
lavoratori – la cui ospitalità deve essere considerata un costo di
produzione da parte delle aziende, in un’ottica di indennizzo e non di
campi-containers pagati dalle banche – sia per i disoccupati;
-
salute,
di cui va garantito il pieno diritto attraverso l’effettiva
implementazione delle norme in vigore – fuori da logiche di “eccezione” –
sia per i lavoratori stagionali e stanziali, che per tutti/e coloro che
sono alla ricerca di lavoro sul territorio durante ed oltre la
stagione.
Saluzzo, 12/05/2014
Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese