mercoledì 20 febbraio 2013

[Campagne in lotta] news da Rosarno


AFRICA-ITALIA: 
ROSARNO SAN FERDINANDO PIANA…

AFRICA-ITALIA: ROSARNO SAN FERDINANDO  PIANA…
Dopo mesi in cui i rimpalli istituzionali, gli allarmismi mediatici, l’indifferenza dello Stato con la sua incuria ed inerzia programmate, la deriva d’un modello d’accoglienza nato già fatiscente, sono diventati disagi reali per 320 persone, diventate poi in brevissimo tempo 1.200, 1.300… dopo diversi mesi, due, tre, quattro, senza contare quelli precedenti in cui tutto si poteva e si doveva prevedere… ecco che alla metà di febbraio, con la stagione delle clementine finita e quella delle arance morente, con le presenze ridotte a meno della metà e il lavoro che quasi del tutto manca, arriva la Madre di tutte le soluzioni: aprire una nuova tendopoli per eliminare il “campo della vergogna”. Tutti i residenti della vecchia tendopoli hanno 2 giorni di tempo per trasferirsi nel nuovo campo e da oggi in poi dovranno pagare 30 euro al mese per dimorarvi. Prendere o lasciare. Ci stai o te ne vai.Queste le comunicazioni, per chi degli africani ha avuto in sorte di riceverle, al 9 – 02 – 2013. Persone che nei mesi precedenti hanno lavorato a salari che vanno dai 20 ai 30 euro al giorno, a cadenza saltuaria per non più di tre-quattro giorni la settimana, inviando a casa, come facevano anche i nostri quand’erano in America o in Germania, tutta la parte di guadagno che resta dalla sopravvivenza quotidiana. Nel momento in cui non c’è più niente da mandare e la sussistenza diventa un difficile esercizio di quotidiana economia, si chiede a tutti di sborsare per l’accoglienza una somma pressocché pari al costo di un affitto in casa con altre persone. Anche a chi è entrato nel vecchio campo sapendo di pagare solo 5 euro al mese e di punto in bianco scopre che le regole sono cambiate.
E perché poi? Le tende le ha mandate il Ministero, la logistica- allacci, elettricità…viene sostenuta con i fondi della Caritas e della Provincia…dunque cosa resta? La manutenzione e la gestione, che fino a giugno, periodo previsto per lo smantellamento, possono ammontare a non più di 20.000 euro, facendo un calcolo per eccesso. Ben meno dell’indennità mensile di due consiglieri regionali della Calabria (regione povera, si sa, ma con le indennità e stipendi ai consiglieri regionali tra i più alti in Italia). Per una strana cocciutaggine istituzionale, si preferisce dunque creare tensione tra i braccianti della tendopoli e metterli in una condizione esasperante anziché provvedere semplicemente agli spiccioli necessari per i mesi a venire. Questa la soluzione, dopo tutti gli sprechi dovuti a un modello d’accoglienza che cronicizza l’emergenza e riproduce il disagio tra gli ospiti e nel territorio. E ancora: possibile che da mesi si urli, più che parlare, a proposito della tendopoli, si convochino tavoli e si prendano iniziative senza mai pensare di dover chiedere a chi ci vive cosa pensa delle scelte che vengono prese sulla sua vita? È strano che ci sia tensione quando le cose si fanno così? No. Perché allora agitare lo spettro di disordini e rivolte tutte le volte che si parla degli africani, quando poi in realtà, anche a fronte di condizioni oggettive che i disordini li possono suscitare, chi davvero ha frequentato il campo in questi mesi ha notato come la situazione sia sempre stata tutto sommato calma? Perché si deve sempre pensare che queste persone, questi lavoratori, debbano accettare in ogni caso come un’elargizione un’accoglienza che non funziona e va tutto a vantaggio di un sistema che anche tramite questa può contare sul deprezzamento della manodopera? Se quest’anno si è lavorato, come pare, anche a 18 euro al giorno, una tale compressione è anche possibile in virtù del fatto che chi l’accetta non debba pagare per dormire. Azzardiamo l’affermazione che tutti, tutti, se gli si chiedesse cosa preferiscono tra i campi gratis col lavoro a 18 euro al giorno e le case in affitto con salari legali, sceglierebbero la seconda. E che, se fossero messi in queste condizioni, non solo si eviterebbero gli sprechi di denaro pubblico ma il pagamento degli affitti sarebbe un flusso economico distribuito sul territorio. Non ci sarebbero ghetti, non ci sarebbe degrado, non ci sarebbero le tensioni etniche … e magari i ragazzi che devono andare a scuola la mattina da un paese all’altro potrebbero prendere l’autobus con gli africani che si recano nei luoghi d’impiego. In questo caso sì, nessuno si chiederebbe se siamo in Italia qui, se siamo Italia noi. Penserebbe semplicemente che questo è normale nella parte d’Europa che s’affaccia al sud del Mediterraneo.
Di certo, noi ci sentiamo di affermare che Italia lo sono loro, i braccianti stagionali, dal momento in cui il loro sudore porta nei supermercati di tutto il mondo i prodotti agroalimentari che fanno celebre il nostro made in Italy. E a chi come la Coldiretti o altre organizzazioni di categoria si consuma le corde vocali per difendere le produzioni locali domandiamo come mai nessuna attenzione venga riservata a questa situazione. Come mai chi a suo tempo ha lanciato l’appello per “non lasciare sola Rosarno” non muove foglia ora per reperire una somma tutto sommato irrisoria? Eppure è chiaro che di queste organizzazioni fanno parte anche grosse aziende che di questa manodopera hanno necessità e delle condizioni in cui versa portano, economicamente, la responsabilità.
Rosarno, San Ferdinando, la piana intera sono lasciate sole più che mai con questo problema che invece riguarda tutta la filiera agroalimentare nazionale e per 20.000 euro si preferisce acuire la crisi della tendopoli anziché risolvere il problema immediato e andare avanti nella ricerca di soluzioni più eque e razionali. Si preferisce soffiare sul fuoco dell’incomprensione, della paura, della xenofobia anziché creare le condizioni per la pacifica convivenza e l’integrazione. Ma per qualcuno, è chiaro, l’integrazione è un male. Perché chi vuole le clementine a 20 cent deve volere anche le masse di africani in giro per i campi del meridione in condizioni indicibili. Deve volere che stiano male ovunque, così restano giusto il tempo per farsi sfruttare e se ne vanno non appena il lavoro finisce o diminuisce. E devono essere invisibili e precari, sempre potenzialmente “clandestini”, perché accettino qualunque condizione e considerino una benedizione un contratto anche quando è solo paravento per un lavoro sostanzialmente nero. Questo, secondo noi, il senso di questi trenta euro che lo stato chiede ai braccianti immigrati: se il lavoro ce l’hai a sufficienza resti, sennò torna in giro a cercarlo dove ti pare fino a che non ci servi di nuovo.
È strano che si arrabbino, è strano che protestino, come fanno di questi tempi tutti i cittadini, come fanno da noi i paesani se gli chiudono gli ospedali o i lavoratori delle ferrovie se chiudono il servizio? A noi non sembra strano affatto e strana, anzi scandalosa, ci sembra la richiesta di 30 euro al mese a bracciante come soluzione che le istituzioni hanno deciso per un problema che si rimpallano da mesi e mesi. E salutiamo con favore e sosteniamo il processo democratico che ha portato gli africani residenti nel campo a riunirsi in assemblea, esprimere delle richieste e inoltrarle alle istituzioni responsabili per il tramite di delegati. Ci sembra anzi una lezione di democrazia che i cittadini della piana dovrebbero apprendere in fretta, in un periodo in cui i diritti di tutti vengono sempre più ridotti.
Approviamo dunque l’esito di questa iniziativa: l’ottenimento di accedere al nuovo campo senza dover pagare niente. In attesa che si definiscano meglio gli attori e i termini della gestione, pensiamo che questi dovranno misurarsi costantemente con questo organo di rappresentanza degli ospiti, nel segno della partecipazione e della responsabilità ch’è sempre il principale antidoto a ogni tipo di degrado.
Dichiariamo che saremo lì, insieme, noi associazioni di questo territorio che vedono nel dialogo e nell’interazione con i lavoratori stagionali una risorsa fondamentale per la vita democratica di questa terra. Continueremo con le attività che già facevamo, scuola d’italiano, animazione culturale, sostegno materiale… assecondando l’autonoma organizzazione degli abitanti della tendopoli e cercando insieme a loro le migliori soluzioni a problemi che ci riguardano tutte e tutti.

Africalabria, donne e uomini senza frontiere, per la fraternità
rete nazionale Campagne in Lotta
FLAI – CGIL comprensorio Gioia Tauro
Kollettivo Onda Rossa - Cinquefrondi
Laboratorio Trama e Ordito - Nicotera
San Ferdinando in Movimento
SOS Rosarno
C.S.O.A. Angelina Cartella – Reggio Calabria
Chiesa Battista – Reggio Calabria

giovedì 14 febbraio 2013

[BSA EMILIA, BSA TOSCANA] solidarietà ai compagni del S.A.O Guernica di Modena


Ennesimo atto di prevaricazione ingiusto e immotivato: ieri mattina Digos e Carabinieri, capitanati dal sindaco di Modena Giorgio Pighi, presente in prima persona, hanno sgomberato per la 7 volta in meno di tre anni lo Spazio Antagonista Occupato Guernica.
Alcuni compagni, riusciti a salire sul tetto, hanno prolungato i tempi di sgombero permettendo agli altri, nel frattempo accorsi in presidio, quantomeno di recuperare il materiale per una prossima occupazione.
Ci sono delle forti responsabilità dietro a queste angherie. Ancora una volta il Partito Democratico preferisce lasciare vuoti grandi spazi inutilizzati, abbandonati e in rovina, che solo la volontà e la pazienza di compagne e compagni rende luoghi aperti di socializzazione, incontro, scambio, discussione, critica. Luoghi che creano resistenze alternative ad un potere che ci vuole sempre più oppressi e inconsapevoli.
Ancora una volta il Pd preferisce che non si parli di crisi economica, che non ci si organizzi per far fronte comune contro lo sfacelo attuale. Si preferisce tenere sopite le consapevolezze.
Ancora una volta il Pd reprime, sgombera e disperde precari, studenti, disoccupati, lavoratori  illudendosi che solo in questo modo sia possibile risolvere il conflitto sociale sempre più acuto e sempre più manifesto.
Poco contano le promesse del sindaco, il quale, proprio mentre sgombera il Guernica, asserisce di voler risolvere la questione degli spazi.
Vogliamo ribadire apertamente che stiamo dalla parte dell'autorganizzazione, degli spazi sociali, dell'agire pratico di quelle e quei militanti che, in prima persona, dedicano tempo e risorse per la costruzione di una coscienza critica e l'organizzazione del conflitto sociale. Noi siamo per gli “spazi sociali”, luoghi partecipati e costruiti insieme, autogestiti da tutte e da tutti coloro che voglio pensare con la propria testa, sviluppare un pensiero critico e condividere pratiche, mettendole in atto per creare il proprio futuro ed esserne protagonisti.
Sono questi gli spazi che ci vogliono togliere perchè ritenuti pericolosi e che dobbiamo riprenderci, per i quali dobbiamo lottare.

Solidarietà ai compagni del S.A.O Guernica
Gli spazi non si sgomberano! Gli spazi si aprono!
Alla repressione si risponde con una nuova occupazione!

Brigata di solidarietà attiva Emilia
Brigata di solidarietà attiva Toscana

martedì 12 febbraio 2013

Solidarietà ai militanti livornesi: con voi complici e solidali

Come prevedibile il pugno duro dello Stato in crisi s'è fatto sentire a Livorno: stamani 14 militanti dell'Ex Caserma Occupata sono stati buttati giù dal letto alle 6 di mattina, svegliati da Digos e Polizia impegnate in perquisizioni e notifiche di denunce ed obblighi di firma.
36 indagati, 8 obblighi di firma convalidati, nonostante le richieste iniziali fossero di 14 custodie cautelari per «inusitata gravità e premeditazione” di cui 6 arresti domiciliari, tutte respinte dal Gip.

Tutto questo arriva dopo la coraggiosa risposta dei compagni al delirio poliziesco dei giorni che vanno dal 30 Novembre al 2 Dicembre: due giorni di cariche immotivate, prima contro studenti, precari e lavoratori che volevano solo esporre uno striscione durante un comizio di Bersani, poi il giorno dopo, a freddo, in pieno centro a Livorno, dove si era radunata una folla in solidarietà ai manifestanti pestati il giorno prima. Infine la rabbiosa risposta con l'”assalto alla Prefettura”.

Non occorre spiegare nel dettaglio queste tre giornate, né il delirio repressivo, né la totale incapacità delle FF.OO di gestire i propri nervi: ci limitiamo per questo a riportare l'esaustivo dossier redatto dai militanti dell'Ex Caserma rintracciabile a questo link: http://senzasoste.it/speciali/livorno-non-si-piega-dossier-su-tre-giorni-incredibili-e-videotestimonianze-sul-pestaggio-di-piazza-cavour

Occorre però prendere una netta posizione politica sull'ennesimo atto repressivo contro chi, vittima della crisi, osa alzare la testa. Non ci interessa la lamentazione sulle misure eccessive, sull'esagerazione delle accuse.
Ci interessa ribadire come, ancora una volta, si cerchino di cancellare le motivazioni politiche che animano le realtà nascondendole dietro una cortina di fumo che riduce tutto a mera delinquenza comune.
Ci interessa ribadire come, per l'ennesima volta, si sia provato ad affibbiare ai compagni il reato di “devastazione e saccheggio” il cui suono sa di periodo di guerra è tale è, visto che discende dal fascistissimo Codice Rocco del 1930 e che ormai sta diventando, insieme all'accusa di associazione a delinquere, la scusa con cui lo stato, malato di ordine e incapace di tollerare il conflitto sociale che la crisi sta facendo esplodere, tenta di stroncare sul nascere ogni risposta delle classi più deboli all'impoverimento progressivo.
Ci interessa ancora ribadire che la “vera violenza” è quella di un gruppo di celerini che aggrediscono in pieno centro a Livorno i manifestanti a manifestazione già conclusa, accanendosi in 4 o 5 su un minorenne, che “vera violenza” è tutto quello che ci fanno patire ogni giorno tra licenziamenti, precarietà, sfratti, cariche.
Ci interessa ribadire che il Pd, nonostante il suo nome, non riesce a tollerare la campagna di denuncia che i militanti dell'Ex Caserma ormai da tempo conducono contro di lui e non si perita a invocare i picchiatori in divisa blu, anche quando si chiede solo di mostrare uno striscione.

Dopo le condanne per i fatti di Genova 2001, contro i No Tav, per il 15 Ottobre 2011, per il 14 Dicembre 2010 a cui hanno fatto seguito assordanti assoluzioni per poliziotti e carabinieri responsabili di pestaggi immotivati e torture non possiamo non concludere che lo stato ha alzato il tiro della repressione e potenziato la protezione verso i propri picchiatori.

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI LIVORNESI
CONTRO LA REPRESSIONE, ESTENDERE LA SOLIDARIETA', RILANCIARE LA LOTTA


Brigata di solidarietà attiva Toscana
Brigata di solidarietà attiva Pavia
Brigata di solidarietà attiva Tuscia
Brigata di solidarietà attiva Cuneo

Brigata di solidarietà attiva Perugia

Brigata di solidarietà attiva Milano

Brigata di solidarietà attiva Castelli Romani
Brigata di solidarietà attiva Abruzzo
Brigata di solidarietà attiva Imola
Federazione nazionale Brigate di solidarietà Attiva

martedì 5 febbraio 2013

[BSA TOSCANA] MASSIMA SOLIDARIETà ALLA LOTTA DEL "MUNICIPIO DEI BENI COMUNI" DI PISA

Il MUNICIPIO DEI BENI COMUNI a Pisa è uno spazio liberato di proprietà della J-Colors ed abbandonato da anni, sottratto all'incuria ed alle speculazioni e restituito a chi ogni giorno lotta per costruire dal basso "una Pisa  migliore".
La richiesta di sgombero, poche ore dopo la fine di tre giorni intensi di incontri e dibattiti che hanno toccato temi cruciali, dal lavoro ai migranti, dall'informazione all'economia alternativa, è l'ennesima dimostrazione della volontà di impedire lo sviluppo di luoghi di resistenza e informazione. 
Si preferisce tenere un posto chiuso e vuoto piuttosto che al suo interno si sviluppino attività sociali e spazi di lotta . 
Si preferisce sgomberare in nome della legalità anche se da quel posto la J-Colors se n'è andata da molti anni, licenziando gli operai e lasciando abbandonata un'area di più di 10.000 metri quadrati a pochi passi dalla Torre. 
Un posto aperto è un posto per tutti, per dar voce e per sostenere tutte le lotte. 
Un posto chiuso è ancora una volta la dimostrazione di una volontà di repressione in nome della speculazione. 

Per questi motivi noi esprimiamo piena solidarietà al Municipio dei Beni Comuni.

BRIGATA DI SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA

lunedì 4 febbraio 2013

TERAMO 9 FEBBRAIO: complici e solidali!

Il corteo partirà da piazzale Aldo Moro. Il concentramento è previsto alle ore 15:00.
Il percorso, della lunghezza di 3 km circa, è il seguente: piazzale Moro- via Pannella- viale Crispi- ponte san ferdinando- circonvallazione ragusa con passaggio in piazza san francesco- via oberdan- piazza martiri- via del vescovado- piazza orsini- corso cerulli- corso de michetti- porta reale- viale m.t. di calcutta- largo madonna delle grazie.
I pullman che arriveranno a Teramo, dopo aver fatto scendere i manifestanti in piazzale Aldo Moro, dovranno raggiungere direttamente largo Madonna delle Grazie dove sarà possibile parcheggiare anche le auto private.

In seguito alle pesantissime condanne a 6 anni di reclusione e 60000 € di risarcimento inflitte, lo scorso 7 gennaio, ai 6 ragazzi accusati di essere coinvolti negli scontri avvenuti nella capitale il 15-10-11, Azione Antifascista Teramo chiama all’appello tutti i gruppi, i movimenti e i singoli individui che si riconoscono nelle lotte e che vogliono dimostrare la loro solidarietà e vicinanza con i fatti, oltre che con le parole. Sabato 9 febbraio 2013 si terrà a Teramo un corteo nazionale le cui finalità saranno:

1_Esprimere la massima solidarietà a tutti i condannati, gli arrestati e gli inquisiti per i fatti del 15 ottobre 2011;

2_Rispondere in maniera forte ed unitaria alla repressione che ogni giorno colpisce chi ha la forza e il coraggio di non abbassare la testa e si ribella allo Stato di cose attuale;

3_Lanciare la battaglia contro il codice Rocco ed in particolare contro il reato di devastazione e saccheggio e tutte quelli leggi in forza delle quali ai singoli questori viene garantito il potere di limitare, in maniera del tutto discrezionale e priva di controllo, la libertà individuale attraverso l’emissione di fogli di via, avvisi orali e misure di prevenzione in generale.

Chiediamo a tutte le realtà e a tutti i singoli che intendano rispondere alla nostra chiamata di organizzarsi sin da oggi per raggiungere e far raggiungere Teramo nella giornata di Sabato 9 febbraio 2013, e di farsi carico di diffondere, ognuno nei rispettivi territori, questo nostro appello attraverso qualsivoglia mezzo.

Chiunque voglia dare la propria adesione formale alla manifestazione, sottoscrivere l’appello, fornire contributi ed essere aggiornato su tutto ciò che riguarderà il corteo può inviare una mail all’indirizzo:

teramo9febbraio2013@gmail.com