giovedì 30 maggio 2013

bologna, primo giugno. Il diritto di sciopero non si tocca! Siamo tutti facchini!


CORTEO SABATO PRIMO GIUGNO, ORE 16, 
PIAZZA DEL NETTUNO, BOLOGNA

dopo lo sciopero del 15 maggio, partecipato e realmente efficace, nell'impossibilità di fermare la lotta e di frantumare il fronte dei lavoratori coi soliti mezzi, la Granarolo ha ricevuto l'aiuto della Commissione di Garanzia dello sciopero che ha inserito tra i trasporti pubblici essenziali tutto il meccanismo di circolazione delle merci deperibili. La conseguenza è l'applicazione di rigidissimi vincoli alle modalità di indizione e durata degli scioperi. Per condire il tutto (come se lavoro nero e grigio, orari e condizioni di lavoro inumani, paghe basse non bastassero) sono arrivati ancora altri licenziamenti punitivi: 40 lavoratori in appalto alla Granarolo sono stati licenziati per aver partecipato allo sciopero del 15 maggio.

Noi, oltre a esprimere una doverosa solidarietà ai lavoratori, invitiamo tutti ad essere in piazza al fianco del lavoratori della logistica in lotta.
Perchè la loro lotta ha bisogno e vive anche della nostra solidarietà (che le lotte dei lavoratori smettano di essere un problema chiuso nelle aziende e diventino un problema di tutti!!)

Perchè la limitazione del diritto di sciopero e l'abbassamento delle tutele sul posto di lavoro riguardano tutti. 



qui la chiamata del corteo:
http://www.sicobas.org/annunci/1331-sabato-1-giugno-h-16-00-bologna-piazza-del-nettuno-manifestazione


giriamo il comunicato del Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative:
http://www.csavittoria.org/cooperative/il-diritto-di-sciopero-non-si-tocca.-appello-a-tutte-le-realta.html

Dopo le lotte che hanno interessato l'intero comparto nazionale della logistica culminate con gli scioperi generali del 22 marzo e del 15 maggio è arrivata la dura reazione padronale.
In particolare, a seguito delle lotte che hanno investito la Granarolo e la Lega Cooperative, la Commissione di Garanzia sullo sciopero ha inserito tra i servizi pubblici essenziali la movimentazione e il trasporto di merci genericamente deperibili con conseguente applicazione delle procedure previste dai codici di autoregolamentazione e delle norme della legge 146 del 1990 (la famigerata legge “anti-sciopero”). Per sostanziare ancora di più questo attacco sono stati licenziati 40 lavoratori in appalto alla Granarolo “colpevoli” di aver partecipato allo sciopero generale del 15 maggio.
Crediamo che questo sia un attacco frontale al diritto di sciopero che vuole rendere inoffensive, riportandole a un livello di concertazione, lotte caratterizzate da una forte spinta unitaria autorganizzata che negli anni sono riuscite, da una parte, a portare miglioramenti reali per i salari e i diritti degli operai, per la gran parte immigrati, e dall'altra, hanno fatto emergere con la pratica del conflitto un punto di vista di classe, scoperchiando nel contempo un sistema consolidato di potere e di commistione istituzionale, politica e sindacale sulla pelle dei lavoratori. 
Pensiamo che questo attacco non sia diretto esclusivamente nei confronti dei lavoratori del comparto specifico della logistica, ma che sia una misura fortemente repressiva generalizzabile nei confronti di chiunque si ponga sul terreno del conflitto di classe.
I lavoratori delle cooperative oggi non chiedono semplice solidarietà, ma la condivisione di un percorso collettivo e unitario che sia in grado di rispondere complessivamente alla portata dell'attacco in corso.
Non siamo nuovi a doverci confrontare con la repressione padronale. Ogni strumento a disposizione è stato utilizzato: non si contano infatti le sospensioni cautelari e i licenziamenti politici, le pratiche di isolamento dei lavoratori più attivi, le minacce e le aggressioni, le violente cariche di polizia contro gli scioperanti e i solidali, le denunce contro l'intero movimento, i fogli di via comminati contro il responsabile nazionale del S.I. Cobas e di due compagni solidali.
Citiamo a questo proposito anche il processo di Origgio, nel quale sono imputati numerosi lavoratori e compagni/e del sindacato e del coordinamento di solidarietà, orchestrato per criminalizzare direttamente le forme concrete con cui vengono organizzati gli scioperi.
Ma questo è un attacco più generale che riguarda tutti contro il quale chiediamo a tutti di schierarsi. L'attacco al diritto di sciopero riguarda infatti i lavoratori nel loro complesso e non solo i lavoratori della logistica in quanto riproducibile dal padronato in ogni contesto sociale e produttivo nel quale i propri interessi di classe vengono messi in discussione dalla lotta.
Chiediamo una chiara scelta di campo non come semplice ma importante difesa dei lavoratori, bensì quale scelta consapevole e condivisa che abbia una valenza ricompositiva in termini di solidarietà di classe.
Come dimostrato in più occasioni da questo movimento è solo con l'unità e la solidarietà tra lavoratori che è possibile avanzare, conquistare e difendere i propri diritti. Occorre ancora un passo: la risposta alla scontata repressione e riorganizzazione padronale non può che essere politica. Dal diritto a un salario e ad un lavoro dignitoso e dalla riconquista dei diritti sociali (casa, lavoro, sanità…) occorre passare alla ricostruzione di un immaginario di società antagonista all’attuale come proposta reale da far vivere nella quotidianità del conflitto.
Per questo occorre invertire i giochi: riteniamo infatti che vi siano le condizioni perché questo attacco possa essere volto a elemento positivo per lo sviluppo della lotta di classe se saprà aprire un confronto dialettico e una messa in relazione di tutti quei settori oggi in lotta in un'ottica di ricomposizione sociale e di classe per un allargamento del fronte di lotta rifuggendo ogni ipotesi concertativa o di subordinazione agli interessi padronali.
Solo così si potrà avere una reale possibilità di vittoria respingendo al mittente questo ennesimo attacco padronale!
Invitiamo tutti alle prossime scadenze di lotta e di confronto:

Sabato 1° giugno corteo a Bologna ore 16,00 piazza del Nettuno contro la repressione padronale in difesa dei lavoratori licenziati.

Sabato 15 giugno vogliamo costruire un'assemblea nazionale per confrontarsi e organizzare una difesa unitaria e collettiva da questo attacco.

 Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative:

giovedì 23 maggio 2013

[BSA NAZIONALE] Solidarietà ai compagni di Zam!



Ancora una volta nella Milano arancione una realtà autogestita viene sgomberata nel silenzio assordante del Sindaco e della giunta. Le BSA esprimono tutta la loro solidarietà a Zam, centro sociale occupato e autogestito nel quartiere Barona a Milano. In questi due anni Zam ci ha più volte ospitati per raccontare le nostre esperienze sotto la torre di Imbonati, nell’emergenza a Lampedusa, al fianco dei braccianti di Nardò. I compagni della Zona Autonoma ci hanno accolti per un’assemblea nazionale, ci hanno aiutato a distribuire le arance di Rosarno, hanno organizzato raccolte di beni per il terremoto in Emilia e insieme a noi sono scesi nei campi autogestiti della bassa a portare solidarietà attiva ai terremotati.
Ma la vicinanza che sentiamo di esprimere a tutto il collettivo Zam non dipende solo dalle molteplici collaborazioni che ci hanno visti lavorare fianco a fianco in questi anni. Siamo convinti che Milano abbia sempre più bisogno di realtà come questa, dove l’autogestione prende forma restituendo alla città spazi abbandonati al degrado, dove la cultura, la socialità, lo sport diventano ricchezze fruibili al di fuori delle logiche di mercato, dove il conflitto si anima di radicalità inclusiva e dove le persone possano trovare luoghi di libera espressione, confronto e crescita.
Le manganellate di ieri sera sotto palazzo Marino, i molteplici sgomberi che si susseguono in preoccupante continuità con la giunta precedente, la polizia che carica gli studenti in Università, la messa a bando di spazi che da anni supportano l’autorganizzazione dal basso, sono tutti segnali di intolleranza al dissenso e all’autogestione che mostrano una metropoli restia al cambiamento e continuamente avviluppata su politiche securitarie e legalitarie del tutto incapaci di cogliere il genuino desiderio di partecipazione e autodeterminazione che rappresenta una risorsa da valorizzare anziché contrastare.
Che fine farà ora lo spazio di via Olgiati 12? La tutela della proprietà privata, in assenza di progetti sull’area, è ancora una volta strumento di accondiscendenza alle logiche speculative a discapito delle esperienze reali di costruzione di progettualità e autogestione dal basso. Lo sgombero non sarà stata diretta volontà dell’amministrazione, ma certo un segnale politico differente, senza nascondersi ancora una volta nei meccanismi normalizzanti dei bandi, avrebbe restituito a Zam e non solo il dovuto riconoscimento per chi ogni giorno anima in prima persona luoghi di costruzione di una realtà diversa.

Per approfondire:

#Stay Zam – i sogni continuano

BSA Milano
BSA Toscana
BSA Abruzzo
BSA Pavia
BSA Cuneo
BSA Tuscia
BSA Lazio
BSA Bergamo
BSA Padova
BSA Federazione Nazionale

venerdì 17 maggio 2013

[BSA NAZIONALE] dalla parte dei lavoratori: sciopero della logistica e braccianti di castelnuovo scrivia

Come già avevamo annunciato nel comunicato scorso, alcune delle brigate sparse per l'italia si sono attivate per costruire dei momenti di solidarietà coi lavoratori della logistica che hanno aderito allo sciopero del 15 Maggio. Uno sciopero importante, con alta adesione e un efficace livello e tipologia di mobilitazione, che ha comportato il blocco di molti magazzini.
Da Piacenza a Bologna a Pioltello a Basiano a Roma, molti sono stati i fronti di lotta.
Qui al link la diretta e le interviste dei lavoratori:

http://www.clashcityworkers.org/iniziative/934-15m-sciopero-unitario-della-logistica.html

In questo ciclo di mobilitazione in solidarietà ai lavoratori e per la costruzione di momenti autorganizzati di lotta inseriamo anche la serata di sostegno alla cassa di resistenza dei braccianti di Castelnuovo Scrivia, ritenendo questi due ambiti spazi della stessa battaglia contro questa filiera dello sfruttamento che è la grande distribuzione organizzata.

Al link il comunicato delle Brigate di avvio del lavoro di solidarietà e sostegno alle cooperative in lotta del settore della logistica e di analisi sul perchè costruire un fronte unitario di lotta tra braccianti e facchini
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/2013/05/lungo-la-filiera-dello-sfruttamento-dai.html

Al link le varie iniziative:

Firenze:
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/p/15m-sciopero-dei-lavoratori-della_1654.html

Livorno:
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/p/15m-sciopero-dei-lavoratori-della_17.html

Milano:
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/p/15m-sciopero-dei-lavoratori-della_1253.html

Pescara:
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/p/15m-sciopero-dei-lavoratori-della_2961.html

Castelnuovo Scrivia:
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/p/bsa-pavia-al-fianco-dei-braccianti.html

sabato 11 maggio 2013

LUNGO LA FILIERA DELLO SFRUTTAMENTO: DAI CAMPI AI GRANDI MAGAZZINI


Estendiamo la rete di solidarietà verso le cooperative in lotta del settore della logistica

Per un 15 maggio di lotta e solidarietà:
http://www.clashcityworkers.org/iniziative/934-15m-sciopero-unitario-della-logistica.html

Ormai da alcuni anni organizziamo, come Brigate e poi come Rete campagne in lotta, progetti di intervento diretto o di monitoraggio, in zone di produzione agricola ad ampio impiego di manodopera bracciantile.
Dal profondo Sud di Nardò, Foggia e Rosarno al profondo Nord di Saluzzo e Castelnuovo Scrivia, ci siamo addentrati in situazioni di sfruttamento estremo determinato dall'intreccio tra malavita organizzata e i meccanismi del capitalismo. Seguendo in maniera diretta le esperienze dei lavoratori, per la stragrande maggioranza migranti, con cui entravamo in contatto, abbiamo analizzato in maniera approfondita non solo il fenomeno del caporalato, ma anche la Legge Bossi-Fini. Nell'esperienza diretta e quotidiana dei nostri interventi, si è resa evidente la sua ragion d'essere sistemica in questa crisi economica in cui, per aumentare i margini di profitto, occorre ridurre il costo del lavoro e aumentare i ritmi produttivi. La Bossi Fini infatti non è solo una legge sull'immigrazione, ma anche e soprattutto una legge sul lavoro, che insieme alla “promozione” della clandestinità a reato penale (pacchetto Sicurezza), è finalizzata a legare il privilegio di esistere e avere diritti in Italia con l'avere un lavoro, rendendo sempre più ricattabile la manodopera straniera. Allo stesso tempo la diffusione di sentimenti xenofobi per creare il clima della guerra tra poveri è funzionale alla riduzione delle tutele di tutti i lavoratori, italiani e stranieri. Un esempio pratico è il ritorno del cottimo in agricoltura, divenuto legale nel contratto agricolo provinciale di Lecce con la collaborazione diretta della Cgil. Per creare consenso intorno a queste manovre chiaramente impopolari volte a eliminare diritti, si ricorre all'alibi dell'emergenza (della crisi, dell'”invasione” degli immigrati ecc..). Portati quindi a considerare limitante l'approccio dell'antirazzismo etico che concentra la rivendicazione sulla concessione della cittadinanza, abbiamo quindi ritenuto necessario non occuparci solo del “problema accoglienza”, ma anche del conflitto capitale-lavoro.

La Legge Bossi-Fini è
comunque stata un vero toccasana per l'intera filiera della Grande Distribuzione Organizzata, che parte dalla raccolta nelle campagne e dalle industrie manifatturiere e di trasformazione, passa per la logistica dei grandi magazzini (recente l'avvio di mobilitazioni ai magazzini della Granarolo) salendo sui camion dei trasportatori e si conclude direttamente negli scaffali di Gigante, Esselunga, Coop, Carrefour, ma anche in quelli dell'Ikea.
Un sistema, quello della Grande Distribuzione Organizzata, in cui lo sfruttamento è endemico, sistematico, necessario a quella feroce guerra che è la concorrenza mondiale per il ribasso dei prezzi e che viene fatto ricadere direttamente sulle spalle dei lavoratori, italiani e non, dato che i grandi marchi si occupano delle differenze di nazionalità solo quando è a loro utile per frammentare il fronte dei lavoratori.
Tutto ciò è consentito e alimentato dalla catena di appalti e subappalti tipico dell'intero sistema della logistica, fondato sulla frammentazione del lavoro e di conseguenza della forza rivendicativa dei lavoratori, un sistema dove le cooperative diventano il cuscinetto legale dello sfruttamento, e la copertura usata dai grandi marchi per scaricarsi delle proprie responsabilità. Dalle situazioni di lavoro nero e grigio, ad orari di lavoro massacranti, a licenziamenti improvvisi, a ritardi nei pagamenti dei salari e delle liquidazioni, ai licenziamenti punitivi nei confronti dei lavoratori sindacalizzati più combattivi, nel settore della Grande Distribuzione Organizzata la reazione dei lavoratori diviene sempre più necessaria.
Seguiamo ormai da tempo lo svilupparsi della lotta nel settore della logistica, ritenendolo un terreno di diretta continuità
,del lavoro già cominciato a Rosarno, Nardò, Castelnuovo Scrivia, Foggia. Lo sciopero del 22 Marzo ha mostrato che la lotta dei lavoratori della logistica è già ad un livello avanzato, sia perché ha individuato come avversario il grande marchio e non in maniera esclusiva la cooperativa, sia per il diffondersi di pratiche estremamente incisive come i blocchi dei i camion: merce ferma è merce non venduta, è profitto ritardato.

Continuando a monitorare lo sfruttamento bracciantile, passando dalle grandi zone franche del Sud alle piccole realtà invisibili e sempre meno insospettabili del Nord, ci proponiamo di estendere il nostro impegno anche al settore della logistica e dello sfruttamento nelle cooperative, dove l'incalzare della crisi si è esplosivamente scontrato con crescenti ritmi di lotta che ci invogliano a partecipare per allargare il fronte di solidarietà e partecipazione. Autorganizzazione e tentativo di ricomposizione dei piani di rivendicazione e conflitto
sono terreni che ci vedono impegnati già da tempo
e che vorremmo continuare a coltivare in sostegno e collaborazione, non solo coi lavoratori delle cooperative e con i sindacati più combattivi (dal si cobas all'adl cobas), ma anche con l'estesa rete di solidarietà costruita dal Coordinamento di sostegno alle cooperative in lotta. Un aiuto che, come da nostra tradizione, sarà sicuramente principalmente pratico, dalla partecipazione alle casse di resistenza, ad eventi di sensibilizzazione a diffusione di scioperi e piattaforme di rivendicazione, a tutte quelle forme di sostegno possibili secondo le nostre forze. In vista della nuova mobilitazione del 15 Maggio prossimo, la nostra solidarietà va a tutti i lavoratori impegnati in questa importantissima lotta.


venerdì 10 maggio 2013

Solidarietà al compagno Moez del Fronte Popolare Tunisino aggredito due giorni fa

due giorni fa a Pisa Moez Chamki, militante del Fronte Popolare Tunisino, del Rebeldia di Pisa e della Brigata di solidarietà attiva Toscana, veniva aggredito da un gruppo di uomini vicini al partito di governo islamico Ennahda.
Il pestaggio è solo un episodio di una fitta rete di terrore che gli islamisti stanno costruendo in Tunisia contro i militanti del Fronte Popolare, spesso oggetto di minacce e percosse in quanto "atei e comunisti".
Di poco tempo fa è l'omicidio di Chokri Belaid, importante militante del Fronte, colpito dopo mesi di inviti da parte di vari Imam a punirlo.
Spenti i riflettori sulla "Primavera araba" tunisina, non si sa quasi più nulla di un paese che per la maggior parte delle persone è considerato liberato. La situazione è ovviamente ben diversa (nonchè sconveniente da diffondere) con un governo islamista al potere che non solo sta dando avvio alla macelleria sociale a livello economico assecondando i diktat sull'austerità da parte del Fondo Monetario Internazionale, nonostante l'origine della rivolta fossero state anche le condizioni materiali di vita (dal carovita alla disoccupazione), ma sta restringendo sempre di più gli spazi di agibilità politica ad ogni possibile voce di protesta.

Diffondiamo il comunicato del Fronte Popolare Tunisino: esprimiamo solidarietà a Moez in prima persona, ma anche a tutti i compagni del Fronte Popolare, che quotidianamente, in Tunisia come nel resto d'Europa, mettono a repentaglio la propria integrità fisica per proseguire nella costruzione di un cammino davvero rivoluzionario e di libertà per la Tunisia.



Ieri sera, mercoledì 8 maggio, verso le 21.30, il compagno del Fronte Popolare Tunisino in Italia, Moez Chamkhi, ha subito una brutale aggressione. Mentre si dirigeva verso un bar nella zona stazione di Pisa, pochi metri dopo essere sceso dalla macchina, è stato colpito al volto da Hamed Talbi che si è diretto verso di lui senza pronunciare una parola. Dopo essere stato colpito Moez ha perso conoscenza ed è caduto. Si è risvegliato poco dopo mentre Hamed continuava a picchiarlo con calci e pugni su tutto il corpo. Per non essere “interrotto” Hamed ha portato con sé un altro gruppo di tunisini che si è disposto in cerchio intorno ai due in modo che nessuno vedesse cosa stava succedendo o potesse intervenire. In un momento in cui in Tunisia la violenza contro i militanti del Fronte Popolare, all’informazione, agli artisti, alle donne, ecc...aumenta continuamente ( ultimo atto di violenza contro la manifestazione del Fronte chi è stata presa a sassate, mentre solo tre mesi fa veniva assassinato Chokri Belaid ) l'aggressione del compagno Moez risulta ancora più allarmante. Dopo essere stato oggetto di accuse infamanti da parte di altri connazionali vicini al governo tunisino e al partito islamista , dopo essere stato accusato di essere un “comunista ateo e infedele” da parte di quelle stesse persone che hanno partecipato a diversi meeting organizzati in Italia da esponenti politici di governo e maggioranza islamista, Moez Chamkhi è stato aggredito e picchiato, così come capitava ai militanti, Moez compreso sotto la dittatura di Ben Ali, ancora una volta a causa della sua attività politica. Hamed Talbi è stato solo il braccio di un clima di odio e diffamazione che legittima e spinge alle aggressioni verso gli esponenti del Fronte Popolare e ogni voce libera, in Tunisia come in Italia. Questi sono metodi, di nuovo, di una dittatura: se le aggressioni agli oppositori stanno tornando la norma in Tunisia, ci chiediamo fino a che punto si debba arrivare,anche qui in Italia, per condannare apertamente chi fa parte di questi gruppi violenti e di stampo fascista che stanno crescendo sempre di più forti delle continue “visite” in Italia di esponenti legati al governo tunisino e dell'appoggio di gruppi italiani ignari della situazione politica tunisina

https://www.facebook.com/pages/%D8%A7%D9%84%D8%AC%D8%A8%D9%87%D8%A9-%D8%A7%D9%84%D8%B4%D8%B9%D8%A8%D9%8A%D8%A9-%D9%81%D8%B1%D8%B9-%D8%A5%D9%8A%D8%B7%D8%A7%D9%84%D9%8A%D8%A7-Fronte-Popolare-sezione-Italia/335292746566791