venerdì 26 luglio 2013

[BSA CUNEO] Saluzzo: cominciano le assemblee al campo. I problemi, le rivendicazioni dalla viva voce dei migranti

I container sono stati ufficialmente aperti. L'entrata nella casa del Grande Fratello Coldiretti è stata mercoledì 17 alle 8.30 del mattino. Alto lo schieramento di forze dell'ordine: due volanti dei carabinieri, una di polizia, una della polizia comunale, una con gli agenti della digos, senza tralasciare alcuni esponenti della Coldiretti e il Guardiano del Campo (poco più che ventenne) che controllerà l'entrata e l'uscita dal e nel campo solo per chi avrà il braccialetto giallo che distingue chi “è fuori” da chi “è dentro”. Come da routine, sono stati identificati i volontari che volevano, con tutta tranquillità, vedere e documentare l’apertura del campo. Forse questo dispiegamento di forze è dato dalla paura di disordini da parte dei ragazzi del Foro, che invece, hanno accettato con rassegnazione l’esclusione dal “campus”, vedendo confermato che il piano d’accoglienza andrà avanti per la sua strada, quella di dare un posto al coperto solo ad una parte di chi ha contratto e chi ha un datore di lavoro iscritto alla Coldiretti.

La vita al Foro continua, anche di fronte a questa divisione tra il campo dei Prescelti e chi invece né è stato escluso.

Il venerdì dalle 18 alle 20, appuntamento settimanale con la Croce Rossa che, con tanto di divisa da terreno di guerra (anfibi, camicia azzurra, pantaloni blu e basco), vengono al Foro a visitare i ragazzi che fanno richiesta di essere visitati. Dopo la richiesta, rifiutata, di avere una cassetta del pronto soccorso per il Foro, si decide di comprarne una per il presidio permanente con tutto il necessario: garze, cerotti, acqua ossigenata, paracetamolo, medicine semplici contro le scottature, ecc.

Il sabato sera c’è stato in programma, per dare un pò di svago, la proiezione del western all’italiana “lo continuavano a chiamare Trinità”, primo film della rassegna. Seguiranno film più impegnati, ma si è volute scegliere, come primi film, qualcosa di divertente che possa distogliere l’attenzione verso l’odierna situazione. 

La scuola di italiano viene integrata presso il presidio al Foro dai volontari della Rete* venerdì e domenica con letture e scritture in italiano, lezioni sulle parti del corpo (in funzione di conoscenze sul proprio stato in caso di dolori e malattie), sui nomi degli indumenti e altro su richiesta dei ragazzi. Inoltre al presidio è stata istituita una libreria con i giornali (quotidiani locali e nazionali), dizionari italiano-francese e riviste per fare esercizi di italiano e informarsi su ciò che succede sia in Italia che nel paese
che (non) li ospita. Intanto anche la cosiddetta “isola ecologica” (per gli amici “discarica”, che si trova poco lontano dal Foro) ha emesso un divieto per scongiurare che chiunque (i ragazzi migranti naturalmente) vada a prelevare materassi, teli, ecc dal proprio interno, con pena per chi trasgredisce: denuncia penale. Mi viene da pensare: se il mondo è ormai ricoperto di rifiuti, perché si vuole arrestare chi riutilizza (in condizioni disperate, perché se così non fosse non lo farebbe) ciò che viene buttato in discarica? Forse perché i rifiuti sono divenuti oro e l’azienda che li smaltisce riceve per caso un compenso? Se fosse così (e sembrebbe di sì), il mondo non gira dalla parte giusta, ma ciò ormai già lo sappiamo..

Martedì è prevista una grande assemblea orizzontale nella quale sono invitati tutti i ragazzi del Foro, la prima da quando c’è stato l’aumento da 200 persone a 500.

L’assemblea è partecipata e non caotica (avremmo da imparare molto): chi vuole prendere la parola alza la mano e aspetta i proprio turno, in modo assolutamente spontaneo. L’assemblea si apre con l’intervento della Rete* Campagne in Lotta (nella quale fanno parte il Comitato Antirazzista e le Brigate di Solidarietà Attiva) che si presenta e racconta le proprie esperienze a Rosarno, a Foggia e a Nardò. Segue una lunga serie di interventi dei ragazzi del Foro, c’è chi si sfoga con la situazione italiana nella quale non si può lasciare l’Italia (per cercare lavoro all’estero) se si è in possesso di documenti italiani e con la constatazione che si è imprigionati in un paese che non li vuole. Seguono altri interessanti interventi, quali la volontà di prendere parte alle decisioni (l’assemblea va in questa direzione), altri interventi sulla presenza di fotografi e giornalisti, nel voler anche differenziare chi viene al campo, fotografa di nascosto e poi scappa via, e chi invece vuole documentare per raccontare la verità e condividere i momenti e le giornate insieme ai ragazzi. Si discute molto dei problemi della vita quotidiana: il problema accoglienza si sente molto. Acqua e elettricità sono due rivendicazioni forti, alle quali cercheremo di fare da sponda.
Si è parlato anche di un annuncio della Caritas di Saluzzo pubblicato su un giornale locale che faceva appello per la raccolta di cibo; un ragazzo ha portato la voce di molti nel esprimere il proprio dissenso verso il fatto che fossero categorizzati come poveri che hanno bisogno di viveri. La verità che i ragazzi vogliono sottolineare è che loro sono venuti per cercare lavoro e non per cercare da mangiare (e essere forme parassitarie), le due cose sono strettamente collegate ma la mancanza di lavoro è la causa della mancanza di cibo. C'è uno scatto, una volontà ferrea di dignità: la volontà di essere trattati non da indigenti, di dipendere dall'aiuto (ipocrita) altrui, ma di potersi costruire una vita autonoma. E ciò passa dall'ottenere o meno un lavoro. Qualcuno si è lamentato non solo dell'assenza di lavoro, ma anche del problema del lavoro grigio: anche questo sarà un punto che ci vedrà direttamente impegnati nella costruzione intanto di un inchiesta in loco e poi nella costruzione di un tentativo di denuncia. 

L’assemblea è stata molto costruttiva e vuole essere un mezzo, prima per dare sfogo e discutere i problemi e la situazione a Saluzzo, dopo per proporre e discutere insieme a tutti per trovare una soluzione di lavoro, abitativa e di dignità umana.

Questa forma assembleare avrà cadenza settimanale e metterà le basi per autorganizzarsi e riprendere in mano la propria vita, nel saper difendere i propri diritti umani e lavorativi, e nel confrontarsi con i propri fratelli nel discutere per costruire delle alternative all’assistenzialismo cattolico e istituzionale, che non risolve il problema ma tende a mantenere una situazione di passività e ignoranza per poter meglio mettere mano allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Brigata di solidarietà attiva Cuneo

mercoledì 24 luglio 2013

La R@p contro il C.A.R.A. a San Giuliano di Puglia

Siamo venuti a conoscenza dell'intenzione del Governo, che pare abbia già effettuato un sopralluogo, di aprire una struttura sul modello C.A.R.A. A San Giuliano di Puglia in Molise, comune di 1100 abitanti. Si prevede di ospitare circa 800 persone nella strutture prefabbricate utilizzate per i cittadini molisani dopo il terremoto del 2002. Tale scelta sembra rispondere, dato il contesto socioeconomico, ad esigenze di reclutamento di manodopera a basso costo piuttosto che alle esigenze di accoglienza dei richiedenti asilo che necessitano di protezione e servizi nel territorio adeguati alla loro condizione di soggetti vulnerabili.
Da anni sosteniamo che la strategia dei grandi centri per affrontare gli ingressi per richiesta di protezione è fallimentare da molti punti di vista, uno fra questi è di produrre sacche di lavoro nero e sfruttamento della manodopera straniera nelle zone più prossime ai centri.
Non ci sembra casuale che si voglia collocare un centro così grande in contesto urbano così piccolo e privo di servizi, ma a vocazione agricola. Riteniamo sia un grave atto di irresponsabilità o, peggio, di consapevole spinta verso il lavoro nero e il caporalato di una parte della forza lavoro migrante.
Tutto questo con il diritto alla garanzia della protezione internazionale non ha nessun collegamento.
Rete rap
Finis Terrae
ass.ne As. S.U.R.

giovedì 18 luglio 2013

[CAMPAGNE IN LOTTA] Saluzzo Info: nascondendo la polvere sotto il tappeto ( o dietro una rete)

Saluzzo (CN) – Il primo di luglio il divieto di bivacco è scaduto (assieme all’ordinanza di sgombero, applicata solo al foro Boario). Le persone rimangono dove hanno stretto relazioni umane e di sostegno reciproco con i propri connazionali e con chi si trova nella loro stessa situazione: il campo è risorto da zero in poco tempo (anche perchè dove altro andare?). Nulla è cambiato quindi, dopo il “finto” sgombero, tranne il numero dei lavoratori accampati, salito oggi a più di 500: si sta creando un vero e proprio piccolo villaggio in cui vige una legge informale di accordo.

Il secondo venerdì di luglio si è deciso di allestire un presidio permanente al foro Boario di Saluzzo, collaborazione tra le realtà della rete Campagne in Lotta (tra cui il Comitato antirazzista Saluzzese e le Brigate di Solidarietà Attiva). La presenza permanente consiste in due gazebo per allestire un centro di aggregazione con due tavoli, una tenda, una ciclofficina che mette a disposizione  materiali e utensili per riparare le biciclette (unici mezzi di trasporto per i ragazzi per spostarsi nelle campagne), un biliardino, un generatore di corrente per caricare le batterie dei cellulari e per mettere un po’ di musica da una vecchia radio. Inoltre, a breve, all’interno del presidio si ospiterà un banchetto informativo sull’assistenza sanitaria, sulla scuola di italiano (che è iniziata da una settimana nei locali vicino al circolo ‘Ratatoj’ e ha cadenza settimanale, il mercoledì alle 19) e altre attività future, soprattutto sul fronte informativo rispetto al lavoro stagionale.
La reazione del Comune non si è fatta attendere. La mattina di sabato 13, in concomitanza col mercato agricolo, polizia municipale, digos e carabinieri hanno fotografato il presidio e segnato i nomi dei “bianchi” che erano presenti al foro.  E’ stato chiesto di togliere le tende che non sono dei migranti, minacciandoci di denuncia per occupazione di suolo pubblico. Alle nostre rimostranze hanno risposto spiegando che i migranti sono “tollerati” in quanto è stata riconosciuta per Saluzzo l’emergenza umanitaria, che ha comportato una certa forma di tutela dei lavoratori.
Il problema è che di questa emergenza, se mai si possa ritenere emergenza un fenomeno che si ripete ogni anno, non c’è traccia in nessun documento ufficiale e il Governo non ha dichiarato nessuno stato eccezionale a Saluzzo, neppure dopo l’interrogazione parlamentare presentata proprio a questo scopo.
Così la domanda che viene spontanea, preso atto del fatto che non sgomberano i migranti perchè non sanno cosa fare nè dove mandarli, è: perchè non vogliono bianchi a vivere insieme ai migranti al Foro?
Non è che forse il Comune, che non sa come fare ma ha avuto la superbia di rigettare già una volta la collaborazione delle associazioni di volontariato, non vuole nessuna intromissione nella gestione di questa storia? Non dovrebbe infatti essere ben vista la presenza di alcune realtà che si occupano di formazione, informazione e tutela dei diritti di queste persone?

Ci auguriamo che il fine del Comune non sia isolare i ragazzi al Foro, lasciarli lì per l’intera stagione, ospitando nel campo container solo chi lavora, abbandonando i disoccupati nella speranza che se ne vadano da soli. 

 

Ad oggi ci si ritrova con 506 persone presenti al foro, che non avranno accesso al “progetto accoglienza” nei container della Coldiretti (pagati con soldi della Cassa di Risparmio di Cuneo – 30mila euro). Questi ospiteranno le persone che hanno lavorato gli anni scorsi e hanno mantenuto un rapporto con il datore di lavoro, che ha promesso loro un contratto per quest’anno dicendogli di venire solo quando inizierà la stagione. I posti nei container sono 120, dislocati in Saluzzo e nei paesi limitrofi.
Quindi ci si trova di fronte al fatto che più di 500 persone sono al foro e ben pochi (si pensa massimo 20 persone) avranno diritto di entrare nel progetto (questi sanno già che lavoreranno e che avranno un tetto), gli altri rimarranno al foro e vedranno entrare nei container persone arrivate apposta.
All’ “inaugurazione” dei container sono stati chiamati tutti gli alti piani dell’amministrazione che, davanti alle televisioni locali e una rete nazionale hanno raccontato di aver risolto il problema dell’accoglienza. Di fronte alle domande: “per i ragazzi del foro che sono esclusi dal “piano”? chi troverà lavoro più tardi e chi non lo troverà? Avete pensato che il problema vada oltre la sola questione del lavoro e le persone siano prima di tutto esseri umani?” la risposta è stata che le istituzioni (con Coldiretti ed altri) hanno fatto ciò che potevano, magari si riuscirà a trovare altro, ma “quello che potevamo fare, l’abbiamo fatto”. Queste risposte sterili sono state accompagnate da erronei dati di occupazione e stima dei contratti, anche rispetto all’anno scorso, e inoltre le persone che hanno posto domande legittime sono state timbrate come “area renitente”. La situazione quindi non è cambiata in meglio, anzi le persone saranno ancora di più e non appena inizierà la stagione (ormai un mese e mezzo in ritardo), ci saranno più persone senza lavoro e senza un tetto che quelle che riusciranno ad ottenerli. Il corto circuito tra i numeri previsti e quelli reali è presto esploso e a poco serviranno le giustificazioni del Comune per migliorare la situazione reale.

Quando ai container potranno accedere le persone con contratto (dalle 8.30 di mercoledì 17 luglio), ci si troverà di fronte a due campi al foro boario: il primo di fianco al mercato del bestiame con dieci container da 6 letti ciascuno, stendini, tavoli, una cucina comune e due bagni. A cinquanta metri il foro boario con 8 volte le persone, con una fontana a 400 metri, con due bagni a 200 metri e due docce  (si passa di fronte alla scritta di una ditta che si chiama “Saluzoo”…) . 

Dall’ANSA http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2013/07/15/Saluzzo-campus-lavoratori-stagionali_9023098.html

Il campo è recintato e chiuso. Sarà chiuso di giorno, aprirà a fine giornata lavorativa e ci sarà qualcuno che avrà il compito di controllare che entri solo chi avrà il famigerato braccialetto o pass per potervi entrare. Poi il campo chiuderà durante la notte per riaprire la mattina entro l’inizio della giornata lavorativa. Inoltre il “Campo della Coldiretti” è interamente recintato per non renderlo accessibile ai ragazzi del foro, perché non si vuole che questi vengano a dormire né incontrare negli orari di apertura i loro connazionali al suo interno.
Per noi questa esperienza non è una novità:  già a Rosarno abbiamo affrontato il problema di un’accoglienza che assomiglia sempre di più alla detenzione carceraria.

Quindi chi avrà l’accesso al Campo sarà più libero e più tutelato? Non sembrerebbe. Sicuramente avrà un tetto, ma paradossalmente anche in galera si ha un tetto, cibo e acqua, ma a differenza che in prigione non si pagano 1,50 euro al giorno come al campo. Quindi ci viene da pensare: il lavoro rende liberi? Se avere un posto al chiuso vuol dire vedere le proprie libertà limitate in questo modo, allora c’è qualcosa che non va. Umanamente non va. Trovare un lavoro non deve diventare un costringere le persone a limitare la propria vita e le proprie libertà. Tutto questo in un contesto di endemico di lavoro grigio (i contratti si fanno, ma quasi mai si segnano tutte le giornate di lavoro), di applicazione di un contratto agricolo provinciale che prevede salari davvero bassi e in totale assenza di validi indici di congruità (ovvero un indice che faccia la proporzione tra l’estensione del terreno e la giusta quantità di lavoratori necessari).

Per giunta, anche la natura ha fatto i suoi scherzi: sabato notte verso le 4.30 c’è stato un forte temporale con vento e pioggia che ha danneggiato le tende e allagato il campo. I ragazzi hanno mantenuto la calma e hanno aggiustato le tende, le abitazioni costruite con legno e teloni e tirato fuori le bici e i bancali dai canali intasati per consentire che si svuotassero. Nessuno è passato la mattina dopo il temporale, che in città ha buttato giù svariati alberi, per chiedere e vedere se i ragazzi stessero bene, né la Croce Rossa, né le forze dell’ordine, né le stesse istituzioni che hanno creato questo spazio in cui il diritto dei lavoratori è sospeso, in cui la legge vigente è solo quella repressiva, in cui l’uomo non è considerato un essere umano, ma solo una macchina che produce lavoro.

Ciò che ognuno di noi può fare non sarà trovare una casa e un lavoro per chi è accampato al Foro, non è il nostro compito sostituirsi allo Stato, ma stare al loro fianco: vogliamo provare a costruire insieme momenti di discussione orizzontale, parlare della vita quotidiana al campo, portare avanti la scuola d’italiano e gli sportelli sanitario e sindacale, vogliamo parlare di lavoro, di sfruttamento, costruire insieme una visione critica della produzione agricola italiana e non solo, vogliamo parlare dell’esperienza di Rosarno, mettere i migranti di Saluzzo in contatto e relazione con quelli di Foggia (visto che in contemporanea altri militanti della Rete Camapagne in Lotta sarannò a San Severo e dintorni), organizzare un fronte di rivendicazione perchè la vita nel campo container non assomigli a quella di un carcere per lavoratori.

Ribadiamo la necessità di avere altri volontari, altri militanti consapevoli, che abbiano voglia di aiutarci, di venire a toccare con mano la situazione, di vivere un’esperienza di militanza concreta.

martedì 2 luglio 2013

Firenze antifascista sul corteo di Lunedì primo Luglio: basta abusi in divisa!

Oggi un corteo composto da un migliaio di persone, tra cui molti immigrati, ha attraversato le strade del centro di Firenze arrivando sotto le finestre del consiglio comunale. 
Il corteo è stato convocato da Firenze Antifascista dopo che lo scorso 13 giugno il Reparto Antidegrado della Polizia Municipale ha aggredito un gruppo di ragazzi senegalesi a Santa Maria Novella.
"Basta Abusi in Divisa". Questo lo striscione che apriva il corteo. Durante la manifestazione sono stati molti gli slogan lanciati in solidarietà con tutti coloro che subiscono le violenze poliziesche: dai lavoratori ambulanti di Firenze a chi ha perso la vita nelle celle di sicurezza delle questure e delle caserme, in carcere o per strada come Uva, Cucchi, Aldrovandi e Lonzi...solo per citarne alcuni.
La manifestazione aveva l'obiettivo di non far calare il silenzio sulla vicenda e di indicare ancora una volta i responsabili di quanto accaduto: la Giunta, il sindaco Renzi, il nuovo capo della Polizia Municipale oltre che il Reparto Antidegrado e vale a dire quella catena di comando che ordina, protegge e finanzia operazioni come quella del 13 giugno.
E' stato ribadito ancora una volta che se veramente il Comune avesse l'interesse a far emergere la verità avrebbe tutti gli elementi a disposizione per farlo: i video delle telecamere che spiano la zona di Santa Maria Novella, l'ordine di servizio e i verbali dell'operazione la cui esistenza è stata confermata dal Comune stesso e non ultimo il coinvolgimento nella vicenda della GEST, l'azienda che gestisce la tramvia. Sappiamo invece che ciò non avverrà. Anche per questo è stato importante essere in piazza oggi così numerosi e determinati ma ciò non può bastare perché il muro di silenzio che circonda gli abusi in divisa e in particolare le operazioni del Reparto Antidegrado è ancora ben lontano dal cadere.
Crediamo però che questa sia la strada giusta per dare il coraggio di parlare a chi in passato ha subito violenze simili affinché tutta la verità venga alla luce, perché in futuro non accadano più avvenimenti di questo tipo e il "reparto speciale" agli ordini del sindaco Renzi venga finalmente sciolto.

Firenze Antifascista

Link correlati:
la testimonianza:
http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.it/2013/06/firenze-antifascistale-squadracce.html

una panoramica del clima in città:
http://radioblackout.org/2013/06/reparti-antidegrado-firenze-ai-tempi-del-colera/