sabato 31 agosto 2013

[CASTELNUOVO SCRIVIA] Aggiornamenti sulla situazione dei braccianti della “Lazzaro” di Castelnuovo Scrivia

Finalmente, le vertenze sindacali e le cause di lavoro dei braccianti della “Lazzaro Bruno” di Castelnuovo Scrivia sono state tutte depositate presso il tribunale di Tortona e fissate le prossime udienze a partire dal 21 settembre – ci sono lavoratori che devono recuperare somme di 20-30-40 mila euro! - mentre nulla si sa dei licenziamenti verbali e discriminatori a suo tempo impugnati, ma che ancora attendono i ricorsi in magistratura.
Le indagini della Procura della Repubblica di Torino (Pm R. Guariniello) procedono molto, ma molto lentamente… si sa che i fascicoli sono stati trasferiti presso la Procura della Repubblica di Tortona, ma nulla di più.

I lavoratori ex Lazzaro, terminati i tre mesi di ricollocazione con le borse lavoro previsti dalla Provincia di Alessandria, hanno attraversato settimane e mesi di grande difficoltà: oggi, alcuni di essi svolgono lavori agricoli, a giornata, presso aziende della zona, pochi altri lavorano nella logistica di Rivalta Scrivia, un buon numero è ancora senza un’ occupazione, un gruppetto è andato a lavorare nel sud della Francia dove esiste un’economia agricola molto simile a quella castelnovese, altri ancora hanno fatto temporaneamente ritorno in Marocco.
Il problema del lavoro è destinato a ripresentarsi per i più, terminati i lavori stagionali in agricoltura.
Nonostante tutto, il gruppo di lavoratori non si è disperso, ma è rimasto molto coeso.

Tutte le sollecitazioni e le pressioni verso le Istituzioni, la Provincia e la Prefettura, in primis, non hanno finora sortito alcun effetto; l’impressione è di trovarci di fronte al classico muro di gomma!

[CASTELNUOVO SCRIVIA] La lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia, una nuova Rosarno, nel Nord profondo

L’estate scorsa, 40 lavoratori marocchini, donne e uomini, hanno fatto emergere, nel profondo Nord, una realtà che nessuno conosceva, né poteva immaginare.
Castelnuovo Scrivia è un paese di poco più di 5 mila abitanti, al centro della Bassa Valle Scrivia, in provincia di Alessandria, sul confine con la Lombardia. La campagna, molto fertile, è coltivata in gran parte ad ortaggi e rifornisce i mercati di Torino e Milano, oltre a importanti aziende della grande distribuzione commerciale.
Il lavoro di raccolta è affidato, da anni, dagli agricoltori di questa zona, a lavoratori stagionali, provenienti soprattutto dal Nord Africa.
Verso la fine del giugno scorso, una quarantina di donne e di uomini marocchini, impiegati come braccianti presso l’azienda agricola “Bruno Lazzaro” di Castelnuovo Scrivia, hanno detto “basta!” alle condizioni un cui venivano costretti a lavorare: hanno incrociato le braccia ed hanno incominciato a presidiare i campi in cui lavoravano.
Le condizioni di vita e di lavoro di queste persone erano tra le più disumane, una sorta di schiavismo senza catene. Orari di lavoro insostenibili: si iniziava alle 6.30, si faceva una pausa di mezz’ora alle 14.30 e poi si tornava a raccogliere verdura sotto il sole cocente fin dopo il tramonto. Erano spesso costretti a dissetarsi bevendo l’acqua dei canali di irrigazione, acqua che arrivava direttamente dal torrente Scrivia! Alcune donne erano alloggiate nell’azienda agricola in condizioni spaventose, dormivano in quattro, una sopra l’altra, tra rifiuti ed attrezzi da lavoro. Tutto questo per un salario che è eufemistico definire “da fame”: prima prendevano 5 euro all’ora, poi 4, poi solo sporadici acconti, infine più nulla. Da questo, dovevano togliere anche le spese per il materiale che usavano per lavorare, come ad esempio, i guanti, gli stivali, il vestiario.

mercoledì 28 agosto 2013

[SALUZZO] rete europea contro lo sfruttamento dei lavoratori agricoli migranti in missione in Piemonte

RETE EUROPEA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI AGRICOLI MIGRANTI
COMUNICATO STAMPA

Dal 31 agosto al 2 settembre una delegazione europea di sindacalisti contadini, di sindacalisti
dei lavoratori agricoli e d’associazioni per l'agricoltura contadina, agroecologica e solidale,
appartenenti a La Via Campesina, incontreranno i lavoratori agricoli stagionali impegnati
nella vendemmia e nella raccolta della frutta in Piemonte.
I contadini e i lavoratori, molti dei quali migranti, si confronteranno sulle cause dello sfruttamento
che li colpisce: il modello agricolo è dominato dalle logiche dell'agroindustria che non rispetta i
diritti dei lavoratori, il diritto ad un reddito dignitoso e il diritto al cibo dei popoli.
La rete europea contro lo sfruttamento dei lavoratori agricoli e dei contadini lavora da cinque anni
per monitorare, analizzare e lottare affinché l'agricoltura non sia il banco di prova della
deregolamentazione del mercato del lavoro e dell'impoverimento dei contadini che non accettano
le dinamiche scaturite dalle Politiche Agricole e commerciali dell'Unione Europea e degli stati
nazionali. Hanno da tempo decretato la fine del modello sostenibile
che noi promuoviamo e che è capace di dare lavoro vero a migliaia di persone nel rispetto dei loro
diritti e della redditività.
I lavoratori agricoli e i contadini rivendicano insieme la necessità di preservare e
implementare un modello agricolo più rispettoso delle risorse naturali, della salute e dei
loro diritti.
I componenti della delegazione saranno impegnati in incontri con i contadini, i sindacati dei
lavoratori, i lavoratori agricoli stagionali e con le reti che sostengono le loro lotte.
La delegazione si recherà:
· a Canelli (At) dove da anni la vendemmia e i lavori nelle vigne sono in gran parte eseguiti
da lavoratori agricoli dell'est Europa che in molti casi oltre ad un'inadeguata accoglienza
vivono situazioni di sfruttamento e riduzione dei propri diritti;
· a Saluzzo (Cn) dove le condizioni di accoglienza e di lavoro che interessano i braccianti,
soprattutto africani, hanno mostrato gravi casi di degrado e di inadeguatezza.
Domenica 1 settembre, a Saluzzo, la delegazione delle realtà legate a La Via Campesina con il
Comitato Antirazzista Saluzzese e la Rete Campagne in Lotta organizzano un momento di
confronto con i lavoratori a margine della mostra della meccanizzazione agricola che avrà luogo
in questi giorni a Saluzzo.
Una sintesi dei dati raccolti durante la missione di ricerca svolta per la rete verrà esposta
durante la conferenza stampa organizzata per lunedì 2 settembre alle ore 10.00 presso il
Foro Boario di Saluzzo (ingresso principale della 66^ mostra della meccanica agricola)

Torino, li 23/08/2013
Contatti: Alessandra Turco +39 347 64 27 170 Fabrizio Garbarino +39 347 15 64 605

lunedì 19 agosto 2013

[SALUZZO] lettera aperta dei migranti del Foro Boario al Sindaco




Sabato scorso, durante la scuola di italiano, abbiamo letto con alcuni ragazzi queste dichiarazioni del Sindaco di Saluzzo Paolo Allemano
http://www.targatocn.it/2013/08/17/leggi-notizia/argomenti/attualita/articolo/saluzzo-la-legalita-e-il-rispetto-dellaltro-sono-patrimonio-della-stragrande-maggioranza-dei.html#.UhJXdpKGGSo

Ne è nata una discussione sui problemi di vita quotidiana, nelle baracche, sulla rivolta dell'acqua, sulle           
condizioni di lavoro fino alla decisione di scrivere una lettera aperta al Sindaco e alla cittadinanza.



    Pubblichiamo la lettera, che contiene alcune rivendicazioni ben precise, anche in vista del prossimo anno. 


Siamo i migranti africani del Foro Boario. 
Abbiamo letto “la Stampa” di sabato 17 Agosto con l'intervento del sindaco di Saluzzo Paolo Allemano riguardo la situazione al Foro e sentiamo l'esigenza di rispondere.
Condividiamo anche noi la preoccupazione del Sindaco sulla situazione, ma vogliamo chiarire alcuni punti. Il piano di accoglienza del Comune e della Coldiretti non è così efficiente come dice il Sindaco: più di 100 persone hanno un contratto di lavoro, ma non hanno trovato posto nel campo container. Anche chi vive nel campo container non ha vita facile: viviamo in 6 in un container, abbiamo pochi bagni e la sera alle 23 siamo chiusi a chiave dentro il campo. In più i responsabili della Coldiretti hanno deciso di staccare la corrente e farci chiudere a chiave i container mentre siamo a lavoro perchè non vogliono che chi vive fuori venga a caricare il cellulare e a fare la doccia dentro il campo.
Il sindaco parla della “necessità di buone relazioni interumane”, ma fa di tutto per dividerci al nostro interno.
Anche i servizi igienici di cui parla il Sindaco non sono sufficienti: 3 bagni e 1 doccia (oltre alle 2 messe a disposizione dall'associazione “Monviso solidale”) non bastano per 500 persone non bastano e questo esaspera ancora di più la situazione, visto che già viviamo in baracche.
Pensiamo anche che l'acqua sia un bene fondamentale per sopravvivere. L'acqua è un diritto solo per chi lavora? O tutti ne hanno diritto perchè sono essere umani? Abbiamo dovuto fare una manifestazione perchè il Sindaco ci desse l'acqua dopo avercela tolta: c'è davvero bisogno di una mobilitazione per l'avere l'acqua? La mobilitazione è stata un atto voluto da tutti e necessario: un gruppo è andato a manifestare, uno a lavorare e uno è rimasto al campo perchè avevamo paura di essere mandati via. Tutti volevamo manifestare e a nulla serve che si tenti di dividerci dicendo che solo 100 erano in piazza. Inoltre il rubinetto montato dal Comune non è più pulito dell'altro: l'acqua stagna e scorre in mezzo alla spazzatura.

Un mese fa le forze dell'ordine hanno anche detto che darci troppi bagni e l'acqua avrebbe comportato il fatto che non ce ne saremmo più andati: siamo qui per lavorare, per sopravvivere e perchè senza contratto non possiamo rinnovare il permesso di soggiorno e, finita la stagione e se non troviamo lavoro, ce ne vogliamo andare.
Il problema è il lavoro: non vogliamo che le forze dell'ordine vengano a sottoporci delle domande su come lavoriamo. Sanno benissimo che lavoriamo ben oltre il limite dell'orario massimo, che le paghe sono basse e che ormai è abitudine segnarci in busta paga pochissime giornate di lavoro rispetto a quelle davvero fatte. Questo comporta non solo che non ci vengono versati tutti i contributi, ma anche che spesso non riusciamo a chiedere la disoccupazione o, visto che viene calcolata sulle ultime due busta paga, ne otteniamo una bassissima che non ci permette di sopravvivere nei periodi in cui non lavoriamo.

Al Sindaco, per l'anno prossimo, chiediamo:
- che tutti coloro che hanno un contratto abbiamo un posto dove vivere: il campo container deve essere più grande!

-che non ci siano più sgomberi per chi vive in baracca

-che ci siano più bagni e più docce

-che ci vengano segnate in busta paga, nel rispetto della legge, tutte le giornate di lavoro e ci vengano versati tutti i contributi


Alcuni ragazzi del Foro Boario

venerdì 16 agosto 2013

[CAMPAGNE IN LOTTA] Dopo la “rivolta dell’acqua”: il campo di Saluzzo è una polveriera



Articolo tratto dal sito  www.radioblackout.org, 16 agosto 2013
intervista al link
:
http://radioblackout.org/2013/08/dopo-la-rivolta-dellacqua-condizioni-insopportabili-al-campo-di-saluzzo/

In diretta da Saluzzo con Ilaria delle BSA (Brigate di Solidarietà Attiva) facciamo un aggiornamento sulla situazione delle centinaia di migranti accampati a Saluzzo per la stagione della raccolta della frutta, partendo dalla rivolta dell’acqua della settimana scorsa, quando una ribellione spontanea ha costretto il Comune a ripristinare l’allaccio all’acqua corrente che la polizia municipale aveva tolto in quanto abusivo.
Nel campo si respira un clima di tensione legato alla difficile situazione alloggiativa, alle condizioni di lavoro e alle divisioni tra chi lavora e chi no e tra le decine che usufruiscono dei container della Coldiretti e le centinaia accampate nel ghetto, mentre a loro volta polizia e carabinieri intimidiscono i responsabili dei vari gruppi e cercano di creare la classica divisione tra buoni e cattivi.
In alcuni momenti assembleari si è cercato di far emergere le parole d’ordine unificanti per sviluppare un percorso rivendicativo, ad esempio “lavorare meno, lavorare tutti”, di fronte a una situazione per cui alcuni migranti lavorano dieci-dodici ore al giorno e altri sono disoccupati.
L’invito a tutti gli antirazzisti è a contribuire a questo percorso venendo al campo di Saluzzo e seguendo gli avvenimenti sul blog delle BSA (brigatesolidarietaattiva.blogspot.it) e sul sito campagneinlotta.org.


mercoledì 14 agosto 2013

[CAMPAGNE IN LOTTA] solidarietà ai migranti in rivolta per l'acqua!

Il comune di Saluzzo (provincia di Cuneo), dopo lo sgombero del Foro Boario è nuovamente sotto l'attenzione della stampa. Questa volta non solo per le impossibili condizioni di vita e di lavoro a cui sono costretti i braccianti provenienti dall'Africa, ma anche perché il 4 agosto, con 35 gradi all'ombra è stato loro negato l'accesso all'acqua, staccando l'unico rubinetto,costruito dai migranti, del campo (definito dal sindaco una “provocazione”).
L'acqua è stata staccata da chi (sindaco, municipale) agisce in nome di quella “legalità” che li porta ad essere sempre celeri ad intervenire quando c'è da reprimere, ma sempre dimentichi di combattere sfruttamento, lavoro grigio e discriminazione. La legalità che il padrone impone ai suoi sfruttati.
I lavoratori hanno deciso che avrebbero difeso l'acqua. E così è stato fatto. Scendere in piazza carichi di rabbia e bloccare Saluzzo è stata l'unica soluzione.
Dopo tre mesi di vana speranza si è constatato che solo urlando i propri diritti e volendoseli riprendere, paralizzando la città, si può essere ascoltati. Il sindaco ha aperto dunque un tavolo di trattativa e ha ricevuto i lavoratori in municipio per installare, entro due ore, due rubinetti al Foro Boario.La stampa locale e nazionale si è ovviamente occupata solo del fatto in sé, Lega nord e altri hanno accusato i migranti che hanno osato arrabbiarsi nonostante la “generosa ospitalità”.
Si è fatto di tutto per tacere, nascondere, mistificare le cause prime che sono state all'origine dell'esplosione di rabbia. 600 migranti vivono in una favelas a cielo aperto aspettando disperatamente di poter ottenere un lavoro per sopravvivere senza altre possibilità che restarsene a Saluzzo ad aspettare un ingaggio, spesso in grigio, o spostarsi magari a Foggia, come alcuni hanno fatto, nelle braccia dei caporali e della malavita organizzata.
Vivere dentro delle baracche o sotto delle tende, fare ore di fila per le docce, svegliarsi all'alba ogni mattina per sperare di trovare un ingaggio, anche alla giornata, spesso non trovandolo non è una condizione accettabile: vedersi privati dell'acqua, un bene necessario per la sopravvivenza, è solo l'ulteriore violenza inflitta, l'ennesima violenza contro un soggetto iper-ricattato come il migrante. Se queste condizioni di vita e di lavoro non sono accettabili in qualsiasi contesto, tanto meno lo sono nel mercato ortofrutticolo di Saluzzo, un mercato ricco che smercia perfino in Europa. Troppo comodo dare “accoglienza” solo ai pochi che si tengono a contratto per periodi più lunghi, ovviamente senza segnare tutte le giornate di lavoro, per poi pescare nella massa di disoccupati nei momenti di picco produttivo. C'è un'intera filiera, organizzata sullo sfruttamento, per cui pochi grandi commercianti acquistano i prodotti a bassissimo prezzo (cosa che si ripercuote sui diritti e i salari dei lavoratori) per rivendere al doppio o al triplo nei mercati italiano e europeo: un'ansia di profitto che non si perita a calpestare i più elementari diritti.

Poco hanno da vantarsi Sindaco e Coldiretti, schierati a palese tutela di questo status quo, del piano di “accoglienza” a Saluzzo, poco più di 10 container da 6 posti e qualche altro posto letto (oltre a quelli messi a disposizione dalla Caritas): era chiaro fin dall'inizio che gli arrivi previsti e le presenze reali sarebbero entrati in contraddizione. Non possono ridurre a problema di ordine pubblico una situazione di miseria, sfruttamento e violazione di diritti basilari che loro stessi hanno contribuito a costruire.

La “rivolta” per l'acqua è stato quindi un atto di disperazione di fronte alla privazione di un bene fondamentale per la sopravvivenza, ma anche una reazione alle condizioni di vita e di lavoro.
Ci sentiamo di avere il dovere di fare chiarezza, di portare l'attenzione non solo sulla conseguenze, sulla rabbia, ma sulle cause di ciò, ed esprimiamo solidarietà ai migranti di Saluzzo, non volendo lasciarli soli in questo linciaggio politico e mediatico superficiale e razzista

Rete campagne in lotta







LE B.S.A. AL CAMPEGGIO NO TAV DI CHIOMONTE - "Sentieri di autorganizzazione" - 10 e 11 Agosto 2013

Come Brigate di Solidarietà Attiva vogliamo ringraziare tutt* i militanti e le militanti del movimento NO TAV per la calorosa ospitalità che ci hanno offerto in questi giorni presso il campeggio autogestito di Chiomonte, durante l'iniziativa "Sentieri di autorganizzazione".

In questa occasione di lotta abbiamo avuto modo di raccontare alcune delle esperienze, dei progetti e degli interventi  che in questi ultimi anni abbiamo portato avanti in tutta Italia e di quelli che sono ancora attivi in questa estate del 2013, avendo da sempre come scopo e valore fondante il radicamento e l’autorganizzazione dal basso nei territori in cui decidiamo di intervenire.

Dopo l’esperienza fondamentale che ha portato alla nostra nascita nel 2009, in occasione del terremoto in Abruzzo,  siamo sempre intervenuti con le nostre pratiche e i nostri metodi, nelle situazioni di calamità naturale, dalle alluvioni del 2011 e 2012 in Liguria e Toscana, al terremoto in Emilia della scorsa estate, in cui abbiamo avuto la possibilità di condividere momenti di lotta e di solidarietà con alcuni esponenti del movimento NO TAV, che hanno deciso di portarci con continuità il loro sostegno nei campi autorganizzati di cittadini colpiti dal sisma da noi gestiti, permettendoci di collaborare direttamente e di avvicinare le nostre lotte, attraverso il confronto tra le nostre reciproche pratiche e metodi.

Ma, oltre agli interventi nelle calamità, in questi anni abbiamo organizzato e realizzato, prima come Brigate e poi come Rete Campagne in Lotta, anche progetti di intervento diretto o di monitoraggio, in zone di produzione agricola ad ampio impiego di manodopera bracciantile che lavora in condizioni di estrema schiavitù, sfruttata dal sistema del caporalato delle mafie agricole, con azioni di solidarietà e sostegno ai lavoratori migranti mirate a fornire loro strumenti e conoscenze che possano portarli, partendo dal prendere coscienza della propria situazione, all’autorganizzazione dal basso, alla conoscenza e alla rivendicazione dei propri  diritti, messi costantemente a dura prova da una legge come la Bossi-Fini che, sotto le spoglie di una norma regolatrice degli ingressi in Italia, legittima in realtà forme di sfruttamento e nuove realtà di precariato e di repressione della dignità umana, come la negazione del diritto all’abitare di questi lavoratori che sono invece alla base della filiera alimentare che, mentre consente al popolo italiano di mangiare tre volte al giorno, nasconde un enorme sommerso di contraddizioni e lavoro grigio per italiani e non.  Dal profondo Sud di Lampedusa in Sicilia, di Nardò e Foggia in Puglia e di Rosarno in Calabria, al profondo Nord di Saluzzo (Cuneo), ci siamo addentrati in situazioni di sfruttamento estremo determinato dall'intreccio tra malavita organizzata e meccanismi del capitalismo, gli stessi che provocano ogni giorno la diffusione di sentimenti  xenofobi per creare quel clima di guerra tra poveri che è funzionale alla riduzione delle tutele di tutti i lavoratori e cittadini, sia italiani che stranieri.

Un altro grande ringraziamento va infine a chi in questi giorni in valle è intervenuto al nostro fianco, al Comitato Amici e Familiari di Davide Rosci, arrestato e detenuto ingiustamente per i fatti di Roma del 15 Ottobre 2011 e all’ Associazione Contro Gli Abusi in Divisa (A.C.A.D.), che combatte ogni giorno contro la repressione da parte delle forze dell’ordine, diventata ormai  particolarmente feroce contro chi dal basso lotta ogni giorno per rivendicare i propri diritti o difendere il proprio territorio dalle speculazioni di questo Stato di mafia, come i molti compagni e le molte compagne NO TAV arrestati e perquisiti  anche nelle ultime settimane, con accuse gravissime e infamanti,  a cui va tutta la nostra solidarietà e il nostro incoraggiamento.

LIBERI/E TUTTI/E!

UNITI SIAMO TUTTO DIVISI SIAMO CANAGLIA !

A SARÀ DÜRA! ORA E SEMPRE NO TAV!

                                                                                         Brigate di Solidarietà Attiva

domenica 4 agosto 2013

Acqua o non Acqua? Non è più un problema!



Comunicato della richiesta dell'acqua
Nonostante le ripetute richieste da parte dei migranti accampati al foro boario di poter avere un'esistenza per lo meno al limite del decoro, le istituzioni che per legge dovrebbero garantirla continuano a non volerne sapere di venire incontro alle loro richieste. A più di un mese dall'arrivo dei migranti, che si stima siano circa 500 al momento, i ragazzi accampati al foro continuano a non avere né luce né acqua corrente. Nel campo ci sono parecchie pozze d'acqua stagnante e malsana e c'è anche il problema di un canale di scolo a due metri dalle tende le cui acque stagnanti rischiano di infettare l'ambiente circostante se non si provvede al più presto a farlo liberare....tutto questo con buona pace delle più elementari norme igieniche e civili.
Ci dicono che non è possibile far giungere l'acqua al campo, ma allora perché permettergli di accamparsi proprio qui al foro e non in un punto migliore per poter garantire gli allacci? Per esempio il progetto che era stato proposto da EMMAUS,CARITAS e PAPA GIOVANNI XXIII avrebbe potuto garantire luce e acqua ospitando i migranti in un progetto congiunto al centro sportivo di Saluzzo.
Tutto questo non è avvenuto e il risultato è davanti agli occhi di tutti, i ragazzi del foro debbono girare disperatamente oltre che per trovare lavoro anche per l'esistenza di tutti i giorni: lavarsi,cucinare,pulire le stoviglie. Azioni che per noi sono normali per loro diventano ogni giorno un'impresa che si somma al cumulo di sofferenze e privazioni che sono già costretti a sopportare per via di una società che per loro è assai lungi dall'essere giusta.
Ci chiediamo quanto si dovrà ancora attendere perché questa vicenda giunga ad una conclusione dignitosa, sempre che vi si giunga; oppure bisogna interpretare il continuo temporeggiare e procrastinare delle istituzioni come un tentativo di sfiancare la volontà, al fine di indurli ad abbandonare il campo e tornare ai propri paesi.
La Costituzione garantisce a tutti un'esistenza dignitosa ma siamo ancora in grado di riconoscere questo diritto? Compromessi come siamo alle leggi del profitto, che trasformano l'uomo in una merce
e vede i lavoratori come tante pedine da spostare qua e là col solo scopo di garantire il maggior ricavo possibile, è ancora lecito definirci una società civile? O forse è il caso che ci chiediamo tutti che cosa stiamo diventando?

Brigate di Solidarietà Attiva

Comunicato di riappropriazione dell'acqua

Poco tempo fa abbiamo vinto uno dei referendum più importanti della nostra storia, i tre quesiti sull'acqua, bene primario e indispensabile per la vita sul pianeta. Senza acqua non si può vivere. Il referendum ha espresso la contrarietà delle persone nel voler privatizzare questo bene primario evidenziandone il costo e l'inaccessibilità per tutti che avrebbe portato il meccanismo di privatizzazione.
Allora ci si chiede perché a Saluzzo, in provincia di Cuneo, che non è un paese senza risorse e senza possibilità di sviluppo, manca l'acqua? Perché per poter bere e lavarsi bisogna inforcare la bicicletta, riempire la boccia di plastica e portarla rimanendo in bilico per 300 metri fino alla propria abitazione? Perché quando si chiede all'amministrazione e agli enti vari di portare un tubo all'interno del foro boario facilitando l'accesso a questo bene indispensabile, ci si trova di fronte un muro che nega i problemi e nega che l'acqua non ci sia, nascondendosi dietro a sterili giustificazioni quali: “non lo possiamo fare”, “c'è la fontana”, “abbiamo messo il rubinetto di fianco al campo della coldiretti”, “non possiamo dare un accoglienza adeguata perché altrimenti gli africani chiamerebbero i loro amici e non se ne andrebbero più”, “Saluzzo non è un far west”, ecc. Quindi il risultato è la mancanza di acqua a Saluzzo, in Italia, nazione in crisi, ma sviluppata con la possibilità di soddisfare i bisogni primari. Peccato che la direzione di questo paese non sta andando dalla parte giusta: privatizzazioni, tagli all'istruzione, alla sanità, ai trasporti pubblici, dilatando ancor di più il divario tra ricchi e poveri, i primi potranno accedere alle risorse, i secondi rimarranno senza e aspetteranno i bei discorsi assistenzialisti che aiutano i poveretti, senza però lasciar loro la possibilità di autodeterminarsi e vivere autonomamente.

giovedì 1 agosto 2013

SENTIERI DI AUTORGANIZZAZIONE: 2 GIORNI BSA AL CAMPEGGIO NO TAV

IL PROGRAMMA

- sabato 10 h.15
Da L'Aquila all'Emilia.
Esperienze d'intervento autorganizzato al dì fuori delle logiche della protezione civile.
- domenica 11 h. 10
La lotta, la pratica alternativa all'assistenzialismo.
Interventi della Rete Campagne in Lotta a fianco dei braccianti a Foggia, Nardò, Rosarno e Saluzzo.
- domenica 11 h. 15
Abusi e repressione: la legge non è uguale per tutti
Presentazione di ACAD [Associazione Contro gli Abusi in Divisa] e proiezione del docufilm "Nei secoli fedele - Il caso di Giuseppe Uva". Saranno ospiti: Italo Di Sabato (Osservatorio Repressione), Lucia Uva (sorella di Giuseppe) e Jessica Ippoliti (compagna di Davide Rosci).

un ringraziamento infinito va al movimento No tav per la disponibilità.

un pensiero solidale va a tutti gli arrestati, a tutte le vittime di fogli di via, ai denunciati

tutti liberi!



IL SITO NO TAV, COL PROGRAMMA DEL CAMPEGGIO E TUTTE LE INFO:
http://www.notav.info/

L'EVENTO FACEBOOK:
https://www.facebook.com/events/680867578593887/