giovedì 15 maggio 2014

NASCONO IL COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE PIEMONTESE ED IL COORDINAMENTO LAVORO BRACCIANTILE SALUZZESE

Domenica 27 aprile a Castellar è nato il Coordinamento Lavoro Bracciantile Piemontese, di cui fanno parte il Presidio Permanente Castelnuovo Scrivia (AL), il Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese (CN), attivisti di Canelli (AS) e l‘Ex Moi Occupata Rifugiati e Migranti (TO). Realtà unite dalla comune lotta contro lo sfruttamento del lavoro bracciantile, per il diritto di tutti/e ad un’abitazione dignitosa ed alla salute e contro un sistema agroindustriale che sfrutta i braccianti, strozza i contadini e garantisce profitti alle multinazionali della produzione ed alla Grande Distribuzione Organizzata.

 In quest’ottica, il 16-17-18 maggio, il Coordinamento Lavoro Bracciantile Piemontese parteciperà a Roma all’incontro nazionale di Genuino Clandestino – comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare (genuinoclandestino.noblogs.org) –, per coordinare il tavolo “Il lavoro bracciantile ed il caporalato in agricoltura” insieme a SOS Rosarno ed all’Osservatorio Migranti Basilicata. L’obiettivo è quello di connettere i nostri percorsi con quelle di altri territori, discutere di come legare la lotta bracciantile a quella contadina – nel rispetto della terra, oltre che di chi la lavora – e ribadire che lo sfruttamento della manodopera – in particolare migrante – è un fenomeno pervasivo anche nelle ricche campagne del nord.

 Inoltre, dopo una serie di incontri sui temi dell’abitare e del lavoro stagionale migrante in Piemonte, iniziati nel dicembre 2013 in occasione dell’assemblea nazionale della rete Abitare nella Crisi (abitarenellacrisi.org), abbiamo sentito l’esigenza di creare, nel saluzzese, un collettivo che si confrontasse seriamente con la presenza di centinaia di lavoratori e disoccupati – non solo stagionali – funzionali al ricco sistema agroindustriale locale.

Il nostro punto di vista è diametralmente opposto a quello dell’emergenza, dell’assistenza umanitaria e della generica “accoglienza ai migranti” in quanto “soggetti vulnerabili”: si tratta infatti di lavoratori e disoccupati, la cui presenza – ultraprecaria e in larga parte “eccedente” rispetto al fabbisogno dichiarato dal sistema produttivo – è funzionale alla creazione di profitto per il grande padronato agricolo nostrano e per la GDO. Grande Distribuzione che, peraltro, l’amministrazione comunale ha volentieri accompagnato nel centro di Saluzzo con il “sano realismo” tipico di una certa ideologia sviluppista, “perchè già oggi tutti comprano la carta igienica o la scatola di piselli in un supermercato, guardando solo assortimento e prezzo: è inutile raccontarsi la storia del lupo”, come sostiene l’attuale candidato sindaco del centro-sinistra. Consapevoli della centralità politica del lavoro precario nelle nostre campagne, nelle scorse settimane abbiamo quindi dato vita al Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese.

 Il Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese si pone in un’ottica immediatamente conflittuale rispetto alla condizione che vivono i braccianti ed i disoccupati alla ricerca di lavoro nelle nostre campagne – stagionali e stanziali, migranti e autoctoni. Condizione che ha radici storiche ed a cui oggi concorrono sia il vincolo padronato multinazionale/GDO, sia le politiche nazionali e locali – basate su visione sempre e solo “gestionale”, quando non “emergenziale”, del movimento dei migranti, ad una riduzione sistematica di queste persone a mera manodopera, da includere differenzialmente nel mercato del lavoro, oppure da relegare in campi-ghetto, come Guantanamò – veri e propri dispositivi di regolazione del tempo della mobilità, utili a decelerare il flusso di forza-lavoro migrante, in virtù del funzionamento just-in-time del capitalismo agrario iperflessibile. La relazione del Comitato per il lavoro e l’emersione del sommerso in Provincia di Cuneo, pubblicata nel marzo 2014, ha segnalato l’agricoltura come secondo settore per incidenza di lavoro nero, nonostante le pochissime ispezioni effettuate rispetto agli altri settori: 66 lavoratori in nero su 147 ispezioni. Ispezioni che hanno mostrato come quello agricolo sia il settore con il più alto tasso di irregolarità ed evasione contributiva: il 63% delle aziende ispezionate.

 Le storie dei braccianti e dei disoccupati che abbiamo conosciuto in questi anni a Lagnasco, Manta, Verzuolo, Piasco, Busca, Dronero, Revello, Castellar, Scarnafigi, Saluzzo,… si assomigliano. Si tratta in molti casi di migranti costretti al nomadismo forzato tra le campagne e le città di tutta Italia, tra campi-ghetto o precarie abitazioni di transito, alla ricerca spesso vana di un salario di sussistenza, titolari di differenti status giuridici, tra cui figura sempre più quello di protezione temporanea (rifugiati, protezione sussidiaria e umanitaria). Persone alla cui invisibilità politica e sociale si accompagna quella lavorativa, tanto che – se è vero che l’80% della manodopera impiegata, più o meno regolarmente, nelle campagne cuneesi, è migrante – noi ne possiamo vedere solo una minima parte, in certi luoghi e periodi dell’anno.

 Come i braccianti, anche le altre persone che fanno parte del Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese sono lavoratori precari o disoccupati. Se l’agroindustria si rivela sempre più settore di transito per lavoratori espulsi da altri settori e territori, noi crediamo che l’unica risposta all’individualizzazione dello sfruttamento nelle campagne ed all’alienazione dilagante stia nell’auto-organizzazione, nell’unità dal basso sulle lotte concrete,contro la distruzione dei diritti del lavoro e la mercificazione delle nostre vite operata dal connubio tra politica, padronato agricolo e GDO.

Il nostro obiettivo più immediato è quello di creare momenti di conflitto relativi a:

  • salario, orari e condizioni lavorative dei braccianti, contro l’economia del lavoro grigio e nero dilagante nelle nostre campagne;

  • reddito per chi è costretto alla disoccupazione forzata o al lavoro a cottimo;

  • abitare dignitoso e stabile, oltre l’emergenzialità e la temporaneità, sia per i lavoratori – la cui ospitalità deve essere considerata un costo di produzione da parte delle aziende, in un’ottica di indennizzo e non di campi-containers pagati dalle banche – sia per i disoccupati;

  • salute, di cui va garantito il pieno diritto attraverso l’effettiva implementazione delle norme in vigore – fuori da logiche di “eccezione” – sia per i lavoratori stagionali e stanziali, che per tutti/e coloro che sono alla ricerca di lavoro sul territorio durante ed oltre la stagione.

 Saluzzo, 12/05/2014

Coordinamento Lavoro Bracciantile Saluzzese