Un'altra barbara aggressione torna ad insanguinare Firenze e soprattutto
la vita di quattro rifugiati politici somali. Ad una settimana esatta
di distanza dall'irruzione, con annesso pestaggio, al centro Paci da
parte di due ufficiali di polizia fuori servizio, un altro fatto, forse
ancora più pericoloso, vede suo malgrado protagonista la comunità
somala.
Nella notte di sabato 3 marzo il Centro interculturale
autogestito Kulanka, in via Luca Giordano, è stato oggetto di una vera e
propria spedizione punitiva, culminata nel ferimento di quattro
occupanti, di cui uno tutt'ora ricoverato in ospedale con traumi di
vario tipo. La dinamica dei fatti è l'unica cosa chiara di questa
vicenda: prima veniva aggredito un somalo che, sulla porta di ingresso,
stava parlando a telefono (le botte sono state precedute da frasi
inequivocabili come "sporco negro" e non solo), poi è avvenuta
l'irruzione all'interno, con tanto di porta scassinata, ed il pestaggio
spranghe e martelli alla mano degli altri somali capitati a tiro. Gli
aggressori, due uomini ed una donna, che a quanto sembra ha fermato gli
altri a "lavoro" completato, sono poi fuggiti su una grossa macchina
scura.
Poco dopo un SUV rubato viene intercettato dai carabinieri
in zona Isolotto. Ne nasce un inseguimento rocambolesco, prima sulla
strada e poi a piedi, in cui un carabiniere rimane ferito alla gamba da
un colpo di pistola. Gli occupanti del veicolo risultano essere due
uomini, riusciti a fuggire, ed una donna bionda di cittadinanza polacca,
attualmente in stato di fermo. Sull'auto vengono rinvenuti attrezzi da
scasso e merce rubata. Appare a questo punto evidente che i fuggitivi
non potevano che essere gli autori del precedente raid.
Gli
inquirenti hanno quindi immediatamente messo in collegamento gli
avvenimenti con noncuranza, come se le due cose rappresentassero la
naturale sequenza della notte lavorativa di malviventi di professione.
Sono
troppi gli interrogativi che una dinamica dei fatti come questa porta
alla luce, anche in relazione a ciò che è accaduto appena una settimana
prima. In attesa di conoscere l'evoluzione della vicenda e di decidere
collettivamente, come Movimento di lotta per la Casa nella sua totalità,
come gestire l'aspetto pubblico della vicenda, ci sentiamo in dovere di
fare qualche puntualizzazione.
NON si è trattato di un
regolamento di conti, come già si legge su qualche giornale, che fa
riferimento ad ipotetici screzi tra comunità migranti. La medesima
notizia era stata divulgata immediatamente dopo gli omicidi razzisti di
piazza Dalmazia, salvo poi scoprire che la realtà era tragicamente
diversa. Questa mistificazione abituale deve terminare, perchè, lo
ripetiamo, non si è trattato di un regolamento di conti ma di una
violentissima e mirata spedizione punitiva!
Le nostre ipotesi
sull'accaduto non tarderanno ad essere discusse e socializzate. Nel
frattempo, non rimane che constatare con amarezza estrema la progressiva
e costante escalation di odio che si respira in città. Firenze, a
quanto pare, non riesce ad essere un rifugio ed un punto di riferimento
sicuro per nessuno, nemmeno per coloro che fuggono da un sanguinoso
passato di guerra.
Movimento di lotta x la casa Firenze