I minori stranieri non accompagnati trattenuti a Lampedusa hanno tra i 14 e 17 anni ed i ritardi che si stanno accumulando stanno generando una situazione di grave tensione, anche perchè con il compimento della maggiore età rischiano di essere sottoposti alle procedure di detenzione amministrativa e di rimpatrio forzato.
La situazione dei minori non accompagnati trattenuti nei centri dell`isola di Lampedusa e in altre strutture provvisorie definite adesso “strutture ponte` rischia intanto di sfuggire a qualsiasi controllo. Si ha notizia di gravi ritardi nell`adempimento dei doverosi atti di comunicazione al Tribunale dei Minori ed al Giudice Tutelare. La situazione sanitaria, soprattutto nelle struttura di Lampedusa, il CPSA di Contrada Imbriacola ed il centro ubicato nella ex base Loran, di recente ancora una volta agli onori della cronaca con una denuncia di Fabrizio Gatti sull`Espresso, diventa sempre più critica. I minori stranieri non accompagnati trattenuti a Lampedusa hanno tra i 14 e 17 anni ed i ritardi che si stanno accumulando stanno generando una situazione di grave tensione, anche perchè con il compimento della maggiore età rischiano di essere sottoposti alle procedure di detenzione amministrativa e di rimpatrio forzato. La situazione di tensione è ulteriormente aggravata dalla notizia che diversi migranti tunisini imbarcati sugli aerei o sulle navi a Lampedusa con la prospettiva di un trasferimento a Roma, sono stati invece espulsi in Tunisia, anche in assenza della documentazione prescritta dal Regolamento comunitario 562 del 2006 sulle frontiere esterne ( cd. Codice frontiere Schengen).
Tutti i MNA, compresi i tunisini e gli altri provenienti dai paesi del nord africa, avrebbero dovuto lasciare da tempo i centri di Lampedusa per essere trasferiti altrove, verso centri di accoglienza specializzati per minori, in possesso dei requisiti previsti dalla legge per queste strutture. E invece, soprattutto nei confronti dei minori non accompagnati maghrebini, in particolare di origine tnnisina, si sta praticando una vera e propria discriminazione perchè non vengono ammessi a godere di quelle garanzie e di quelle procedure che invece si riconoscono ai minori non accompagnati di origine subsahariana. Né si può escludere a priori e su base collettiva che minori o adulti provenienti dalla Tunisia, dall`Egitto, dall`Algeria o dal Marocco abbiano titolo ad ottenere la protezione internazionale, e dunque di accedere alla relativa procedura a condizioni di parità con gli altri immigrati che ne fanno richiesta, anche verbale.
Una circolare ministeriale del 18 maggio scorso prevede il trasferimento dei minori non accompagnati in “strutture ponte` individuate di concerto tra il Commissario delegato Forlani e l`ANCI e questi enti dovrebbero raccogliere e censire direttamente le disponibilità verificate a livello locale. Al momento, per quanto risulta da un recente incontro, queste disponibilità non sono neanche tutte note alla Protezione Civile, che sembra costretta, per assumere informazioni sulla “movimentazione` dei minori non accompagnati, ad attingere ai documenti comunicati dall`organizzazione Save The Children, da tempo convenzionata con il Ministero dell`interno nell`ambito del progetto Praesidium.
L`ANCI non presta poi, a livello regionale, quella collaborazione che è richiesta e di fatto si sta utilizzando un “sistema parallelo` di accoglienza, un sistema informale che trasforma in “strutture ponte` persino pensioni e bed e brakfast, quando non sono piu disponibili enti religiosi, un sistema gestito unicamente dal Ministero dell`interno, dalle Prefetture e dal soggetto attuatore dottor Forlani, per i minori giunti in Italia per l`emergenza “Nord Africa`. Rimane ancora avvolto nelle nebbie, come già in effetti si verifica da anni, il ruolo del Comitato per i minori stranieri.
Rimangono vuoti, ad esempio in provincia di Trieste, ed in diverse altre regioni, diversi centri di accoglienza che in base alla circolare dovrebbero potuto, anzi dovuto, ricevere minori sulla base di una decisione assunta a livello nazionale e dopo il transito nelle “strutture ponte`. E le strutture ponte che fanno accoglienza in Sicilia, sono sovraffollate, ospitando fino a 60 minori in condizioni di tale promiscuità e senza la necessaria presenza delle figure professionali che potrebbero garantire una mediazione efficace. Situazioni che non garantiscono né la salute né il rispetto dei diritti e della dignità di queste persone.