Fonte: http://bari.repubblica.it
NARDÒ - L'effetto Manduria si propaga come un'onda fino a Nardò. Nei campi delle angurie gli immigrati arrivano a frotte dalla vicina tendopoli, ma anche da altre regioni, e la masseria Boncuri, allestita per accoglierli, già non basta più. Duecento sono i posti ufficialmente disponibili nelle tende blu schierate davanti all'antica struttura a cui si aggiungono una cinquantina di giacigli improvvisati ma le persone in cerca di lavoro nell'area compresa tra Nardò, Copertino, Leverano e Porto Cesareo, sono molte di più. Almeno 800, nei giorni scorsi, destinate ad arrivare fino a 1.500 intorno alla fine della prossima settimana, quando nel Palermitano terminerà la raccolta delle patate e i contadini a giornata punteranno dritti verso il sud della Puglia. Sono in prevalenza tunisini ma anche algerini, ghanesi e sudanesi. Molti orbitano nel circuito degli stagionali e girano il Meridione seguendo il ritmo delle colture, alcuni sono ex lavoratori di Tecnova, che nei campi salentini hanno ritrovato i caporali che li sfruttavano nei parchi fotovoltaici in costruzione.
Il caporalato, tra i filari di cocomeri, è legge. Sistema che piace alle aziende, perché consente un controllo capillare delle squadre di immigrati, che vengono retribuiti a cassone quando raccolgono pomodori e a ettaro se si tratta di angurie. In entrambi i casi il lavoro è duro e malpagato. Le giornate, piegati sulla terra dall'alba al tramonto, fruttano circa 25 euro ma le prestazioni avvengono per lo più in nero. Certo, la situazione oggi è cambiata rispetto a pochi anni fa ma lo sfruttamento è ancora un'evidenza innegabile. I passi avanti fatti nei campi di Nardò li raccontano i numeri che snocciola Gianluca Nigro, della onlus brindisina Finis Terrae, che, tramite un progetto finanziato per 18.000 euro, gestisce la masseria trasformata in campo insieme alle Brigate di solidarietà attiva.
"Nel 2008 il lavoro era solo irregolare - spiega Nigro - nel 2009 furono fatti 10 ingaggi, 200 l'estate scorsa, quest'anno siamo già arrivati a 70". Settanta "fortunati", che lavorano in modo regolare. La maggior parte di loro orbita intorno alla masseria Boncuri, presidio di civiltà e legalità alle porte di Nardò. Gli altri, rimasti fuori, si arrangiano come possono nei casolari abbandonati, dove la notte si affollano spacciatori e prostitute, e dove nei prossimi giorni arriveranno altre centinaia di persone. Troppe per campi ormai poco redditizi, nei quali il costo del lavoro si abbasserà ancora di più.
Limite di 200 ospiti, sono quattro volte di più. "Entro una settimana attesi in 1500. Resta alta l´attenzione sul caporalato. "Solo 70 ora hanno un contratto regolare"
di CHIARA SPAGNOLONARDÒ - L'effetto Manduria si propaga come un'onda fino a Nardò. Nei campi delle angurie gli immigrati arrivano a frotte dalla vicina tendopoli, ma anche da altre regioni, e la masseria Boncuri, allestita per accoglierli, già non basta più. Duecento sono i posti ufficialmente disponibili nelle tende blu schierate davanti all'antica struttura a cui si aggiungono una cinquantina di giacigli improvvisati ma le persone in cerca di lavoro nell'area compresa tra Nardò, Copertino, Leverano e Porto Cesareo, sono molte di più. Almeno 800, nei giorni scorsi, destinate ad arrivare fino a 1.500 intorno alla fine della prossima settimana, quando nel Palermitano terminerà la raccolta delle patate e i contadini a giornata punteranno dritti verso il sud della Puglia. Sono in prevalenza tunisini ma anche algerini, ghanesi e sudanesi. Molti orbitano nel circuito degli stagionali e girano il Meridione seguendo il ritmo delle colture, alcuni sono ex lavoratori di Tecnova, che nei campi salentini hanno ritrovato i caporali che li sfruttavano nei parchi fotovoltaici in costruzione.
Il caporalato, tra i filari di cocomeri, è legge. Sistema che piace alle aziende, perché consente un controllo capillare delle squadre di immigrati, che vengono retribuiti a cassone quando raccolgono pomodori e a ettaro se si tratta di angurie. In entrambi i casi il lavoro è duro e malpagato. Le giornate, piegati sulla terra dall'alba al tramonto, fruttano circa 25 euro ma le prestazioni avvengono per lo più in nero. Certo, la situazione oggi è cambiata rispetto a pochi anni fa ma lo sfruttamento è ancora un'evidenza innegabile. I passi avanti fatti nei campi di Nardò li raccontano i numeri che snocciola Gianluca Nigro, della onlus brindisina Finis Terrae, che, tramite un progetto finanziato per 18.000 euro, gestisce la masseria trasformata in campo insieme alle Brigate di solidarietà attiva.
"Nel 2008 il lavoro era solo irregolare - spiega Nigro - nel 2009 furono fatti 10 ingaggi, 200 l'estate scorsa, quest'anno siamo già arrivati a 70". Settanta "fortunati", che lavorano in modo regolare. La maggior parte di loro orbita intorno alla masseria Boncuri, presidio di civiltà e legalità alle porte di Nardò. Gli altri, rimasti fuori, si arrangiano come possono nei casolari abbandonati, dove la notte si affollano spacciatori e prostitute, e dove nei prossimi giorni arriveranno altre centinaia di persone. Troppe per campi ormai poco redditizi, nei quali il costo del lavoro si abbasserà ancora di più.
(04 luglio 2011)